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Home Acquacoltura

Acquaponica. Di Crescenzo. Genesi di una rivoluzione verde-blu

Mariella Ballatore by Mariella Ballatore
20 Settembre 2017
in Acquacoltura
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Il mio mestiere è un esempio concreto di come sia possibile avviare un’attività innovativa sospinta dalla curiosità e dalla passione per la salvaguardia dell’ambiente e del nostro capitale naturale. Spesso chi viene a conoscenza dell’esistenza dell’Acquaponica per la prima volta, rimane conquistato dalle sue potenzialità ritenute dai più strabilianti, soprattutto in questo periodo di grave siccità in cui molti agricoltori hanno perso il loro prezioso raccolto. 

Vi domanderete allora come mi è venuta l’idea dell’Acquaponica. Mi viene da sorridere. La verità è che ci sono incappato per caso facendo ricerche su internet per trovare un metodo semplice per consentire a chiunque di allevare il pesce anche nel proprio giardino. Nove anni fa, mi impegnai nella ricerca sul web di un sistema che riducesse la complessità dell’allevamento ittico e rendesse più economica la filtrazione e della depurazione dell’acqua. La mia intenzione era di democratizzare un settore produttivo in cui fino ad allora potevano operare solo un élite di esperti, che avevano i mezzi economici per permettersi le attrezzature necessarie. Non volevo che il trauma di non riuscire a far sopravvivere il loro pesce rosso, portasse i neofiti a guardare all’allevamento ittico come ad un campo quasi da ingegneri aerospaziali – come molto spesso invece accade! La scoperta dell’esistenza di un metodo ecosostenibile – che si basa sulla interdipendenza sinergica fra pesci o crostacei, piante e batteri… che mantengono un piccolo ecosistema in equilibrio – mi colpì profondamente. Studiai con passione le esperienze dei pionieri acquaponici americani ed australiani, confrontandole con la realtà italiana in cui avrei voluto replicarle per capire la fattibilità dell’impresa. 

Ciò che avevo intravisto in questo sistema era una tecnologia alla portata di tutti, poiché rendeva l’allevamento di pesci e gamberi più semplice. Infatti comportava che il numero controlli chimici dell’acqua fosse drasticamente ridotto rispetto all’acquacoltura tradizionale, oltre a non richiedere l’acquisto di sistemi di filtrazione e depurazioni molto costosi.  Notai che la gestione quotidiana di un impianto acquaponico non richiedeva un grande sforzo fisico o conoscenze scientifiche specialistiche di livello universitario, ma bastava una formazione professionale focalizzata sulla pratica. Fatto sta, che nel mondo erano stati realizzati impianti commerciali gestiti da comunità di donne e uomini appartenenti a ceti sociali più deboli. Sono stato colto dalla visione di un sistema popolare che potesse essere riprodotto nelle realtà più svariate del nostro territorio che consenta a chiunque, anche in città e nell’entroterra, di diventare produttore di alimenti e prodotti cosmetico-erboristici a naturali, a km 0 e la cui produzione ha un minimo impatto ambientale.

Sono fermamente convinto – viste anche le esperienze dei nostri vicini europei – che l’Acquaponica sia una soluzione concreta ed immediata all’urgenza sempre più pressante di un’autosufficienza alimentare nei poli urbani, sempre più sovrappopolati. Oltretutto rappresenta la palpabile opportunità per i molti esclusi dal mercato del lavoro di riqualificarsi professionalmente e vivere di un lavoro dignitoso. Questa, unita alla prospettiva di un’indipendenza energetica grazie alle fonti rinnovabili e all’impiego di materiali edili riciclati per la realizzazione dell’impianto all’interno di un progetto di riqualificazione dello spazio urbano… significherebbe la creazione di posti di lavoro per molte altre figure professionali indirizzate ad un’innovazione ecocompatibile.  La conoscenza, quando separata dall’azione, è incapace di dare frutti e rimane sterile. Per questo motivo, una volta approfonditi i principi su cui si fonda l’Acquaponica, ho deciso di impostare e realizzare un programma di ricerca e sperimentazione per replicare il sistema adattandolo alla cultura del nostro Paese e alle necessità sociali, lavorative e ambientali a cui avrebbe dovuto rispondere.  La sperimentazione è partita in una serra riqualificata per l’occasione e da lì in capannoni per infine approdare in locali all’interno di centri commerciali.

Oggi credo che l’insegnamento della tecnica acquaponica rappresenti l’imperdibile possibilità di imparare uno dei mestieri del futuro, che garantirà agli operatori del settore di non trovarsi travolti dalla “disoccupazione tecnologica” sempre più dilagante. Inoltre, il cambiamento climatico richiede un veloce adattamento per una produzione agroalimentare ed ittica assicurata in termini di quantità di raccolto annuale. L’impoverimento ittico nel mare e nelle acque dolci interne impongono lo sviluppo e diffusione di piccole e medie fattorie acquatiche che siano in grado di assicurare anche un risparmio idrico ed energetico. Nelle nostre città occorre ridurre l’inquinamento dei mezzi su strada e l’Acquaponica urbana assicurerà una produzione a km 0 per ogni comunità cittadina. La rivoluzione che avverrà in Italia nei prossimi anni, sarà correlata alla realizzazione di impianti acquaponici urbani in cui verranno allevate anche le specie ittiche di acqua dolce, di cui impareremo ad apprezzare il sapore. Per quanto riguarda la domanda di piante commestibili, questa si estenderà sempre più alla produzione di piante autoctone tradizionali che la Grande Distribuzione non considera perché non adatte alla spedizione. Le potenzialità insite nel sistema acquaponico permetteranno la creazione di oasi dedicate alla reintroduzione di specie animali acquatiche e piante che hanno fanno parte della nostra tradizione culinaria; come ad esempio il Luccio e la Tinca potranno essere utilizzati per poter coltivare il Fagiolo dell’occhio. Si potrà assistere alla diffusione di una nuova acquacoltura accessibile a tutti in termini di conoscenze, mole d’investimento e redditività.

Naturalmente questo futuro sarà abbracciato da tanti giovani e donne che stanno dimostrando in questo contesto grande attenzione e curiosità nonché richiesta di assistenza e formazione specifica. Infatti gli ostacoli che si devono affrontare oggi sono dovuti principalmente all’ignoranza da parte degli enti pubblici che si occupano di finanziamenti per aiutare la nascita di nuove imprese in campo innovativo. Servono infatti investimenti per sostenere le persone che desiderano costruire un impianto acquaponico e attualmente questo sforzo viene fatto principalmente utilizzando fondi personali. Fortunatamente la situazione sta cambiando a partire da regioni come le Marche dove la sensibilità è molto aumentata grazie anche alla presenza dei primi impianti acquaponici produttivi e dimostrativi.

Personalmente ho contribuito anche alla stesura di una relazione sulla redditività dell’Acquaponica realizzata per conto del Ministero di Sviluppo Economico e di Invitalia, un chiaro segno della direzione che si vuole dare ad un determinato settore dell’Acquaponica dedito all’agricoltura sociale (Qui il link per scaricarlo: http://tinyurl.com/ybojm5zc).

Grazie alla continua ricerca di soluzioni impiantistiche con costi sempre più ridotti che sto portando avanti insieme a dei collaboratori, si intende abbattere l’ostacolo dell’investimento economico iniziale, offrendo a chiunque la possibilità concreta di avviare un proprio impianto nel giro di pochi mesi. In questo modo si vuole favorire anche chi non ha la possibilità di accedere a finanziamenti pubblici in tempi rapidi, aiutandolo ad iniziare la propria attività per la presentazione dei suoi prodotti ittici e agroalimentari sul mercato. Il progetto di costituire quindi una rete di installazioni acquaponiche sul territorio italiano è iniziato e ha la missione di portare i prodotti dell’Acquaponica sulla tavola delle famiglie italiane.

Dr. Davide Di Crescenzo 

AquaGuide

Tags: acquaponicaallevamento ittico
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