Aumenta il consumo di pesce pro capite annuo, è di 28 chili, contro una media europea di 25, ed è in costante crescita da circa un ventennio al ritmo di un +2% l’anno.
Il comparto ittico italiano, ripartito al 50% tra prodotti freschi e decongelati da un lato e surgelati confezionati e conserve dall’altro, rivela una buona dinamicità. In particolare, il 9,5% della spesa destinata dalle famiglie italiane all’acquisto di generi alimentari è dedicato proprio ai prodotti ittici, con un trend in deciso aumento negli ultimi cinque anni grazie alla crescente diffusione di diete salutistiche. Lo rilevano recenti studi condotti dall’Istat, l’istituto nazionale di statistica, che suggeriscono alla filiera della produzione ittica italiana di puntare maggiormente sull’innovazione e di prestare attenzione crescente alla comunicazione diretta tra produttori e consumatori finali. Tutti aspetti, questi, che tradizionalmente caratterizzano le strategie delle aziende più avanzate nella produzione e commercializzazione di beni di largo consumo.
“Questi dati dovrebbero indurci a reinterpretare il nostro ruolo all’interno del comparto alimentare, suggerendoci di proseguire sulla strada dell’innovazione di filiera e della valorizzazione, anche attraverso la comunicazione al grande pubblico, dell’enorme patrimonio di qualità e di sicurezza contenuto nel prodotto ittico italiano”. L’ha dichiarato Giuseppe Palma, segretario generale di Assoittica, associazione di categoria che riunisce oltre 100 aziende italiane del settore, per un fatturato totale di 5 miliardi di euro. Palma annuncia anche ottime prospettive per questo comparto, destinato nei prossimi anni a registrare un ulteriore incremento del consumo pro capite, non solo nel nostro Paese, a cui corrisponderà un aumento della produzione mondiale che nel 2026 raggiungerà i 193,9 milioni di tonnellate (+10% rispetto al 2017).
Il comparto ittico italiano è, da un punto di vista produttivo, molto disomogeneo, con aziende leader in ambiti specifici (come la pesca dei gamberetti o quella dei molluschi bivalvi).
“Rileviamo un trend di crescita in entrambi i canali, anche se leggermente più elevato nell’ambito dei consumi fuori casa. Inoltre, si tende a privilegiare sempre più un prodotto fresco ready to cook o ready to eat. Alla base c’è una precisa domanda del consumatore, che ha incentivato la nascita di reparti di pescheria nelle catene della GDO”, a dichiararlo Manuel Verrini, presidente e amministratore delegato della Antonio Verrini & Figli, azienda genovese che da circa 70 anni opera nella distribuzione di prodotti ittici freschi, conservati e surgelati nei canali Horeca e GDO, e quindi in grado di darci uno spaccato a copertura dell’intero mercato:
La componente freschezza è sinonimo di qualità, in parte anche grazie a una maggior cultura di settore diffusa dalle trasmissioni televisive dedicate alla cucina. “Lo avvertiamo chiaramente – ha aggiunto Manuel Verrini – nelle richieste dei buyer, con un trend di riduzione dei tempi tra il momento della pesca e la consegna. E non solo per quanto riguarda il pesce fresco, ma anche per il pesce congelato. La qualità del lavorato ha invece a che fare con una selezione delle materie compiuta attingendo a prodotti a filiera corta e fornitori certificati”.
l mercato avanza richieste di qualità e filiera corta, ma appare sempre più sensibile anche alla sostenibilità, tanto che alcuni importanti operatori del settore, quali Bolton Group con il brand Rio Mare, ha accettato di “prendere impegni ambiziosi per ridurre i metodi di pesca più dannosi”, come ha comunicato Greenpeace lo scorso autunno. Altra azienda del settore che dichiara di fare della sostenibilità una mission è Icat Food, che nella sua gamma annovera la marca di conserve ittiche più antiche d’Italia, il brand Angelo Parodi, anno di nascita 1888. Icat Food, che non provvede direttamente alla cattura del pesce, informa di seguire una politica di approvvigionamento sostenibile ispirata dai principi del Codice di Condotta per la Pesca Responsabile della FAO – Dipartimento Pesca, con una selezione attenta dei fornitori considerando fondamentale la minimizzazione delle catture accidentali. Inoltre, dichiara di non acquistare specie in via di estinzione e di privilegiare chi riduce gli scarti, di osservare il divieto di pesca e promuovere la presenza sulle navi di osservatori internazionali.
Fonte: Borsa Italiana
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