4,5 milioni di euro persi: caso di frode nell’acquacoltura italiana – A seguito di un’indagine della Procura europea (EPPO) a Palermo e Roma, sono state decise misure coercitive per tre produttori di acquacoltura, sospettati di frode ai danni dei fondi marittimi e della pesca dell’UE, con un danno stimato in 4,5 milioni di euro.
I soggetti indagati gestiscono aziende nell’acquacoltura con sede a Roma e uffici a Petrosino, Roma, Guidonia e Piombino. Le aziende, coinvolte dall’allevamento del pesce alla produzione di sushi, servono i mercati nazionali.
Le indagate hanno ottenuto 4,5 milioni di euro da Regioni Sicilia, Lazio e Toscana, ma l’indagine ha rivelato un meccanismo fraudolento nella gestione dei fondi.
L’indagine rivela che lavori di costruzione venivano assegnati a una società interna, inflazionando i costi e ottenendo profitti illeciti. I fatti potrebbero costituire associazione per delinquere e truffa per finanziamenti pubblici.
Su richiesta dell’EPPO, sono stati disposti arresti domiciliari e obbligo di dimora. Il gip ha anche ordinato il sequestro di 4,5 milioni di euro dalle società coinvolte, eseguito dalla Guardia di Finanza di Trapani.
Tutti gli interessati sono presunti innocenti fino a prova contraria davanti ai tribunali italiani. L’EPPO, procura indipendente dell’UE, è incaricata di indagare e perseguire i crimini finanziari dell’Unione.
4,5 milioni di euro persi: caso di frode nell’acquacoltura italiana