Salpata Goletta Verde. L’imbarcazione ambientalista ha ripreso il suo viaggio per monitorare la qualità delle acque marine, denunciare le illegalità ambientali, le trivellazioni di petrolio, il marine litter: ventidue tappe, da Chiavari a Trieste fino al 12 agosto.
“I veri nemici del mare sono gli scarichi, le trivelle, i rifiuti e il cemento, non le persone che fuggono per la disperazione. È ora di dire basta ad ogni forma di alibi. Contrastare l’assalto alle nostre coste e porre fine a questa emergenza che causa danni all’economia, al turismo e all’ambiente deve diventare una delle priorità dell’agenda politica nazionale”, fa sapere Legambiente. Nel 2017 crescono dell’8,5% i reati ai danni del mare: oltre 46 al giorno. Mala depurazione e scarichi inquinanti i più contestati (35,7% del totale). In testa alla classifica la Campania seguita da Puglia, Sicilia, Lazio e Calabria.
Questi alcuni dati presenti in Mare Monstrum 2018, il dossier di Legambiente basato sul lavoro delle Forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto, presentato in occasione della partenza della Goletta Verde.
La pesca di frodo
Alle luce delle inchieste contro i pescatori di frodo e dei dati raccolti in questo lavoro, il nostro mare appare un campo di battaglia. Nel 2017, infatti, sono stati 4.712 i reati accertati, cifra quasi identica all’anno precedente (quando erano stati 4.706), 4.558 le persone denunciate e arrestate e 459 gli interventi di sequestro, che hanno bloccato 7.020 attrezzi e reti illegali e più di 189 metri di spadare killer. Come nel 2017, la regione con il numero d’infrazioni maggiore è la Sicilia, con il 22,8% del totale nazionale: quasi due reati al giorno, per un totale di 1.074, ben 1.045 persone denunciate e arrestate e 88 sequestri. Seconda in classifica è la Puglia, che conferma a sua volta la posizione dell’anno precedente, con il 16% delle infrazioni, quindi la Liguria, che dal quarto posto sale sul gradino più basso del podio con il 10,7% del totale, e il Lazio che con il 9,2% passa dal sesto al quarto posto.
Le spadare sono reti derivanti d’altura e sono l’unico attrezzo da pesca vietato da una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e dal 2002 messo al bando anche dall’Unione europea. La ragione è semplice: costituiscono una forma di pesca indiscriminata che causa danni enormi alla biodiversità marina. Le reti alla deriva, infatti, non essendo tese finiscono per intrappolare ogni specie che si muove nelle sue vicinanze e non a caso sono chiamate i “muri della morte”. Uno dei sequestri più recenti è avvenuto a metà maggio in Sicilia, nello splendido mare delle isole Eolie, a Lipari, dove la Guardia costiera isolana, in collaborazione con quella di Milazzo, ha messo le mani su otto chilometri di reti spadare posizionate in mare con intrappolati all’interno nove esemplari di alalunga. Qualche mese prima, a febbraio, era scattato l’ennesimo sequestro in Campania, a Sapri, grazie alla Guardia costiera e in particolare dell’ufficio Circondariale marittimo di Palinuro, che di prima mattina aveva tirato a galla cinque chilometri di reti spadare illegali posizionate in uno dei paradisi marini della zona, proprio nella baia di Sapri, conosciuto da subacquei e pescatori come nursery di numerose specie di pesci, molluschi e crostacei. Proprio nello stesso luogo, la scorsa estate, ancora i guardacoste avevano sequestrato oltre cinquanta chilometri di reti abusive. Senza dimenticare che a Palinuro, alcuni anni fa, furono salvati quattro capodogli rimasti bloccati all’interno di una spadara.