Ciguatera e anisakis, basta sentire questi nomi per non aver più voglia di mangiar pesce? Sappiamo che con le giuste precauzioni possiamo tranquillamente consumarne più volte a settimana, almeno due consigliano i nutrizionisti, senza temere per la nostra salute.
L’anisakis, terribile parassita vermiforme può nascondersi nel tessuto muscolare di molte specie di pesci ma diventa innocuo attraverso un corretto processo di abbattimento.
Quando parliamo di ciguatera invece ci riferiamo ad una tossina che si accumula in alcune alghe tropicali, cibo di piccoli pesci predati da pesci più grandi. Il veleno immagazzinato nei loro tessuti, talvolta finisce sulle nostre tavole e provoca disturbi gastrointestinali: nausea, vomito, diarrea e dolori addominali, che si verificano durante le prime 48 ore.
I problemi causati dalla ciguatera possono essere anche di natura neurologica, appaiono 24-48 ore dopo l’ingestione e sono generalmente costituiti da intorpidimento e formicolio di lingua, labbra, mani, braccia e gambe. Altri sintomi che possono verificarsi includono: debolezza generalizzata, mal di denti, dolori ai muscoli e alle articolazioni, mal di testa, vertigini, tremori e sudorazione eccessiva, forte prurito della pelle, che peggiorano con il consumo di alcol, sapore metallico o sensazione di bruciore bocca, vista offuscata, depressione e difficoltà nella respirazione.
La gravità dell’avvelenamento dipende da molti fattori, quali il tipo di tossina, la quantità presente nel pesce, le parti anatomiche che sono state consumate, la quantità di pesce ingerita, la sensibilità di ogni persona.
La ciguatera è presente nei pesci provenienti da mari tropicali e subtropicali. Da alcuni anni però, casi di ciguatera sono stati segnalati con frequenza crescente in Europa, in particolare sulle isole spagnole e portoghesi dell’Atlantico ma anche in Germania. Nuove informazioni indicano che queste tossine sono sempre più prevalenti nel Mediterraneo. La tropicalizzazione dei nostri mari e il commercio globale di pesci importati sarebbero tra le cause dell’aumento dell’avvelenamento da ciguatossina in Europa.
Allo stato attuale non esiste un test di laboratorio per confermare la diagnosi di ciguatera, non v’è alcun trattamento specifico, quindi la soluzione migliore è la prevenzione.
La presenza di ciguatera non provoca cambiamenti nel pesce: non cambia il suo aspetto né l’odore, non ne altera il gusto o la consistenza delle carni, insomma non può essere rilevato tramite i nostri sensi. Un’altra questione molto importante è che resiste al congelamento e al riscaldamento. A differenza di quanto accade con l’anisakis, non viene distrutta con l’introduzione del pesce nel congelatore o con la cottura.
Affumicato, salato, in scatola o marinato, se il pesce è contaminato, non abbiamo modo di prevedere o di evitare l’avvelenamento. Tutto quello che possiamo fare è prendere le adeguate misure per ridurre il rischio. Evitare di consumare pesci di grandi dimensioni in quanto la tossina si accumula lungo tutta la catena alimentare. Evitare di cucinare e mangiare le viscere, in quanto è lì che la maggior quantità di tossine (intestino, fegato, gonadi, pelle, testa, uova, ecc) si accumula. Evitare infine di mangiare pesce in quei ristoranti dove la qualità non è certa evitando i locali con offerte all you can eat, paghi poco ma non sai cosa mangi.