Lo scorso 2 febbraio, durante la riunione del Comitato di Dialogo Sociale per la Pesca Marittima, le parti sociali ETF, Europêche e Copa-Cogeca, hanno adottato una risoluzione comune inerente la pesca nel Mediterraneo. I rappresentanti del settore hanno colto l’occasione per invitare la Commissione europea a proporre misure equilibrate che garantiscano un futuro ai pescatori, alle comunità costiere e alle risorse ittiche del Mar Mediterraneo.
L’assenza di funzionari della DG MARE, Direzione generale per gli affari marittimi e la pesca, alla riunione è stata aspramente criticata dalle parti sociali. ETF, Europêche e Copa-Cogeca hanno sottolineato che il loro comitato è un attore chiave del processo legislativo democratico, sancito dal trattato UE, che non può essere ignorato.
Le parti sociali hanno chiesto politiche della pesca basate su adeguate valutazioni dell’impatto socioeconomico e misure di gestione della pesca alle quali i pescatori possano far fronte.
Juan Manuel Trujillo, presidente della sezione Pesca dell’ETF, ha dichiarato: “Vogliamo avere un fiorente settore della pesca nel Mediterraneo che sia sostenibile da un punto di vista ambientale. Ma allo stesso tempo, vogliamo che l’industria sia anche in grado di offrire posti di lavoro di qualità ai cittadini europei e prospettive economiche a lungo termine alle imprese”. Trujillo ha anche sottolineato che in nessun caso le parti sociali “vogliono finire in una situazione in cui il consumo di prodotti della pesca in Ue sia delegato all’importazione di prodotti di dubbia provenienza”.
Nel corso dell’incontro, le parti sociali hanno anche insistito sulla necessità di attendere i risultati delle valutazioni scientifiche che misurano gli effetti delle restrizioni introdotte nel 2019-2021 per adeguare lo sforzo di pesca, prima di proporre ulteriori riduzioni che farebbero solo soffrire ancora di più il settore.
Il portavoce di Europêche, Ment van der Zwan, ha aggiunto: ”Consapevole della delicata situazione del Mar Mediterraneo, il settore della pesca si sta già assumendo le proprie responsabilità, riducendo la sua attività in mare, a vantaggio della ricostituzione degli stock ittici come riportato dai dati scientifici. Eppure, l’ostinata applicazione del piano di gestione pluriennale nel Mediterraneo occidentale, che ha già ridotto del 17,5% l’attività di pesca con reti da traino negli ultimi due anni (23,5% nel 2022) accompagnata da nuove misure restrittive delle operazioni di pesca, sta portando la maggior parte delle imprese al di sotto del punto di pareggio. La situazione è insostenibile, stiamo distruggendo le nostre comunità costiere, la nostra cultura, il nostro patrimonio, per raggiungere obiettivi politici dell’UE non realistici a breve termine”.
Fai, Flai e Uila Pesca si associano ai giudizi e alle considerazioni espresse nella risoluzione e metteranno in atto tutte le azioni possibili per sensibilizzare le istituzioni nazionali e i parlamentari europei sull’importanza di assicurare un futuro ai pescatori del Mediterraneo.