È questa l’ora di guardare avanti, individuare il perimetro dell’ emergenza COVID-19 e scorgere l’orizzonte dell’economia italiana.
Se l’emergenza epidemiologica ha raggiunto il picco e si ragiona sulle fasi successive a quelle del contenimento, non diminuisce lo stato di incertezza e il senso di impotenza dei pescatori italiani. Quella famosa luce in fondo al tunnel proprio non si intravede.
Il settore pesca è rimasto vittima di un vero e proprio naufragio: uomini e donne abituati a vincere anche le tempeste più violente, appaiono ora stremati da una burrasca che pare non avere fine; né sembrano esserci ancore di salvezza. L’entusiasmo per la Cassa Integrazione estesa alla pesca è andato via via scemando fino a perdersi insieme alle richieste di accesso che non si sa che fine abbiano fatto; la crisi generata dalla caduta verticale del mercato non trova rimedi. Parliamo di un comparto completamente fermo con soluzioni che stentano ad arrivare: è ora di agire e di affrontare questo mare in tempesta con idee più chiare e con energie rinnovate. Per quanto riguarda l’emergenza, siamo vicini a fasi successive a quella del contenimento, ma per il nostro settore si brancola ancora nel buio dell’incertezza.
Si continua a parlare di distanze minime da rispettare tra le persone, e ci chiediamo in che modo si potrà lavorare in sicurezza sulle piccole unità della pesca artigianale; stesse perplessità per i pescherecci più grandi, a bordo dei quali spesso si provvede direttamente alla selezione e all’incassettamento del pescato: operazioni che di solito avvengono a distanze ravvicinate.
Pensiamo alle enormi difficoltà di smaltimento del prodotto ittico incontrate dagli acquacoltori, dai mitilicoltori, da coloro che operano nelle Farm di ingrasso di Tonno Rosso; pensiamo alle unità che operano nel contesto dei COGEMO e dei COGEVO le quali soffrono il fermo imposto dall’emergenza epidemiologica ma che devono anche rispettare i fermi tecnici dovuti; pensiamo a coloro che praticano la pesca del pesce azzurro costretti a fermarsi, ora per forza di cose e poi in osservanza del Fermo Obbligatorio.
Dunque le previsioni per il futuro non sono rosee: la riapertura del sistema Horeca avverrà comunque con delle limitazioni alle presenze che influiranno negativamente anche sulla domanda di prodotti di consumo quali ad esempio il pesce ; la vendita diretta nei punti di sbarco necessita di regole ancora da definire; i consumi domestici non possono operare miracoli nonostante venga registrato un minimo riscontro per quanto riguarda le vendite online di prodotti ittici.
Restano in ogni caso i segni di una crisi epocale: il grido di aiuto del comparto assomiglia quasi ad un rantolo di morte. Ma tutti sono a lavoro: Miaapf, DG Pesca , Associazioni di Categoria, Regioni ed Europarlamentari; tutti stanno impiegando le proprie energie cercando di elaborare soluzioni che siano soddisfacenti.
Tra le proposte, la prima e più semplice, è la liquidazione immediata del fermo obbligatorio degli anni precedenti cercando di rendere più efficace quello temporaneo legato all’ emergenza; ma si pensano misure di sostegno allo stoccaggio e alla commercializzazione del prodotto ittico; si pensano appositi Fondi di Garanzia; si elaborano misure/socio compensative a supporto del comparto; si lavora per rendere più flessibili i programmi operativi del Feamp.
Poco entusiasmo per quelle soluzioni che vedono nelle “pesche stagionali” la salvezza di un’intera economia. Come noto è imminente la riapertura della campagna del tonno rosso che sarà caratterizzata quest’anno (a causa dell’attuale crisi sanitaria ed economica insieme), da una particolare flessibilità con slittamenti di date e scadenze. In virtù di tale imminenza non sono mancate proposte di destinare il previsto aumento della quota riservato all’Italia per 2020, alla piccola pesca artigianale.
“Come dire no. Noi di UNCI Agroalimentare siamo favorevoli a una ipotesi di questo tipo: destinare quote di Tonno Rosso alle piccole imbarcazioni rappresenta sicuramente un’opportunità economica sulla quale ragionare in maniera intelligente; tuttavia riteniamo che comunque questa non sia la soluzione alle attuali problematiche del settore, legate, fondamentalmente, alla difficile commercializzazione del pesce. Diverso sarebbe se si riuscisse a promuovere una ‘rifioritura’ del mercato ittico che, a sua volta, renderebbe sicuramente più efficaci alcuni provvedimenti quali appunto la possibilità anche per le piccole unità, di pescare tonno. È finito il tempo delle pacche sulle spalle: è doveroso cercare soluzioni più coerenti con quelle che sono le problematiche del comparto”.
Cosi Gennaro Scognamiglio presidente nazionale UNCI Agroalimentare.