È stata solo una questione di ritardi, conclusasi nel migliore dei modi. Dopo poco più di 4 mesi dalla prima notifica, l’Italia ha chiuso la procedura di infrazione aperta dalla Commissione europea sulla mancata applicazione della direttiva quadro sulla Strategia per l’Ambiente Marino (2008/56/CE).
Secondo l’articolo 17.2 della direttiva, l’Italia era tenuta a inviare aggiornamenti sulle materie contenute agli articoli 8, 9.1 e 10.1 relativi alla valutazione iniziale e definizione dello stato ecologico delle acque e degli obiettivi ambientali stabiliti, nonché all’impatto ambientale delle attività umane.
La data richiesta per la consegna delle relazioni tecniche prevista dal testo della legge europea era il 15 luglio 2018, mentre una fonte della Commissione ha confermato che Roma non aveva ancora comunicato tali aggiornamenti a dicembre 2018.
Così lo scorso 24 gennaio, l’esecutivo europeo aveva deciso di inviare a Italia, insieme a Francia e Irlanda, una lettera di costituzione in mora, dando due mesi di tempo agli Stati membri per rispondere nel dettaglio ed eventualmente adempiere agli obblighi richiesti.
Pur costituendo il primo passo per l’avvio di una procedura di infrazione, la lettera di costituzione in mora rappresenta una mera richiesta di informazioni. Come informa la Commissione, nel 95% l’avvio della procedura non comporta un deferimento alla Corte di giustizia Ue, alla quale la Commissione può chiedere di comminare una sanzione.
A dare l’annuncio del rientro dalla procedura è stato con un tweet il ministro dell’ambiente Sergio Costa, aggiungendo che l’azione del governo “permette ad ognuno di noi di pagare una multa in meno e impiegare finalmente questi soldi in investimenti.” A dispetto dell’enfasi posta dal ministro sul risparmio per il contribuente, l’Italia non era ancora incappata in sanzioni sulla materia ed è altrettanto difficile pensare che questo sarebbe successo, considerando che la richiesta riguardava semplicemente l’invio di informazioni tecniche.
Come ha informato una fonte vicina al dossier, già agli inizi di marzo l’Italia aveva comunicato alla Commissione che gli aggiornamenti richiesti erano stati inviati dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) il 22 gennaio 2019. La Commissione ha poi preso atto della correttezza e completezza di quanto inviato e ha dunque potuto procedere all’archiviazione della procedura, ha continuato la fonte.
Gerardo Fortuna