Una “Blue Economic Zone” nel Mediterraneo è la proposta del Distretto della Pesca e Crescita Blu e dell‘Osservatorio della Pesca del Mediterraneo per superare la cosiddetta “guerra del pesce” che ha provocato negli ultimi 50 anni 3 morti e 27 feriti colpiti dal fuoco di militari di Paesi rivieraschi. Sono stati oltre 300 i pescatori prigionieri e detenuti nelle carceri dei Paesi nord africani di Libia, Tunisia, Egitto ed Algeria. Pesanti sono stati altresì gli oneri pagati per il riscatto degli oltre 150 pescherecci sequestrati, dei quali 6 definitivamente confiscati, cui si aggiunge oggi il Daniela L. un danno economico oltre che sociale, che gli esperti dell’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo hanno calcolato in oltre 100 milioni di euro.
La proposta è stata presentata dal presidente del Distretto della Pesca e Crescita Blu, Giovanni Tumbiolo, nel corso di una partecipata sessione internazionale dell’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo, coordinato dall’ing. Giuseppe Pernice, che si è svolta ieri a Mazara del Vallo.
“L’idea –ha spiegato il Presidente del Distretto siciliano- è quella di promuovere la cooperazione attraverso il software della blue economy, la filosofia produttiva propugnata dal 2009 dal Distretto della Pesca, dall’Osservatorio e dalla Regione Siciliana per promuovere la cooperazione transfrontaliera nel Mediterraneo con un approccio Made with Sicily. La blue economy e le buone pratiche dell’economia circolare e della bio-economy sono fondamentali per sviluppare il modello economico del cluster, hardware adatto per sviluppare insieme ai partner dei Paesi del Mediterraneo, attraverso un sistema di regole condivise basato sulla responsabilità individuale e collettiva delle risorse marine e terrestri, progetti condivisi. Ciò serve a valorizzare le piccole comunità costiere ed a frenare l’emorragia umana tragicamente in atto. La proposta – ha concluso Tumbiolo – è pertanto quella della creazione di una rete di piccoli cluster produttivi, un macro-distretto del Mediterraneo: la Blue Economic Zone”.
Hanno partecipato ai lavori il Vice Ministro della Pesca della Repubblica di Malta, Clint Camilleri, il Sottosegretario di Stato della Tunisia S.E. Abdallah Rabhi, il Sottosegretario di Stato e Fishering Autority dell’Egitto Hoda Hosni Mohammed, il Direttore Generale della Pesca della Tunisia, Ridha Mrabet ed il Direttore Generale della Pesca dell’Egitto, Atef Osman.
Da tutti è stata invocata la rotta obbligata della pace e del dialogo per promuovere la cooperazione scientifica e tecnico produttiva fra le sponde nord e sud del Mediterraneo attraverso attraverso l’elaborazione di progetti condivisi nell’ambito della “Blue Economic Zone”.
Presenti rappresentanti del Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale (il Consigliere Diplomatico Marco Villani), della Regione Siciliana, FAO, CRPM, CGPM ed altri organismi U.N. Altresì presenti rappresentanti della Marina Militare e R.O.A.N. (Guardia di Finanza). Oltre alle delegazioni istituzionali, com’è insito nelle riunioni dell’Osservatorio, presenti rappresentanti del mondo scientifico, delle imprese e delle associazioni di categoria.
A concludere la riunione è stato il Direttore Generale del Dipartimento Pesca della Regione Siciliana, Dario Cartabellotta, il quale ha dichiarato: “la creazione di piccoli cluster e la blue economic zone, attraverso dei bandi dell’Unione Europea, riavvicineranno i giovani all’attività ittica. Stiamo avviando progetti dedicati alla trasformazione e vendita diretta dei pescatori e per formare i giovani a bordo dei pescherecci; bisogna ricostituire la catena generazionale nelle attività marittime. Pertanto stiamo superando la fase della rottamazione delle barche e delle braccia e siamo proiettati verso la valorizzazione antropologica dei mestieri del mare”.