Tra le problematiche della pesca più discusse ritroviamo il fenomeno denominato “Fish laundering”, una pratica illegale, principalmente attuata al largo delle coste dell’Africa, dell’Asia e del Sud America, che prevede il trasbordo di quote di pesce pescato illegalmente da piccoli pescherecci su grandi navi da carico in possesso di adeguati permessi di pesca che “ripuliscono” il carico e ripristinano il prodotto ittico presso il mercato locale. Spesso il pescato viene lavorato a bordo di queste navi, dove l’etichettatura errata e la miscelazione di pesce legale e illegale viene effettuata in segreto.
Il rischio di essere scoperti è basso perché il monitoraggio lungo la filiera ittica è poco praticata e non è valorizzata. La pesca illegale rappresenta una delle minacce più gravi per la sostenibilità dei nostri mari e di tutte le specie che li popolano. Il problema è urgente e necessita una trasformazione della gestione della pesca, che riduca significativamente la pressione di pesca e le pratiche illegali del Fish laundering. E’ essenziale sviluppare nel settore della pesca una cultura di responsabilità e conformità alle regole e migliorare la raccolta di dati sullo sforzo di pesca e sulle valutazioni scientifiche sullo stato degli stock ittici. Imprese del settore della pesca, governi, società civile e tutti gli attori coinvolti devono lavorare insieme e costruire una visione che riconcili la crescita economica con la salvaguardia delle risorse marine.
La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) provoca il depauperamento degli stock ittici, distrugge gli habitat marini, crea distorsioni nella concorrenza, pone in una condizione di svantaggio i pescatori onesti e indebolisce le comunità costiere, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. La nuova iniziativa/evento virtuale di Assoittica Italia tenta di affrontare il fenomeno del Fish laundering attraverso la formazione e la cultura della tracciabilità possibile da praticare tramite l’innovazione tecnologica. Assoittica in occasione della Giornata Europea del Mare, con due giorni di fiera virtuale il 20 e il 21 maggio, lancia la Fiera Digital Seafood Trade Show. I buyer potranno visitare le aziende in room private, previo appuntamento, così come accade nelle fiere in presenza. Una programmazione senza impatti per l’ambiente e l’ecosistema. Si tratta di un progetto innovativo ed esclusivo destinato a diventare un appuntamento annuale che, finita la pandemia, continuerà ad esistere e rappresenterà un’ ulteriore occasione di confronto e di promozione.
La fiera virtuale affronterà anche il fenomeno del Fish laundering puntando sull’importanza di sostenere e valorizzare solo quelle aziende ittiche che scommettono sulla tracciabilità, la qualità del prodotto e sull’innovazione sostenibile dei processi di pesca, per la promozione di una nuova idea di mercato ittico in linea con i punti dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.