In un’epoca contraddistinta da crisi economiche e un indice di disoccupazione ancora elevato, anche in settori tradizionali come la Pesca commerciale, è importante dare risalto a quelle nicchie di mercato che sembrano non risentire di una ridotta capacità d’acquisto dei consumatori, come il commercio delle specie acquatiche ornamentali.
L’acquariologia difatti è un settore ancora florido, che ha perso soltanto una piccola quota di acquirenti di fascia medio-bassa, mentre si è mantenuta e anzi è in continua crescita la domanda da parte di una clientela più specializzata e disposta a spendere somme più elevate.
Qualche numero giusto per dare un’idea di quello di cui stiamo parlando:
– Il mercato dei pesci d’acquario si estende per più di 125 nazioni;
– Più di 2.500 specie animali sono oggetto di compravendita;
– Almeno il 60% degli acquari esistenti nel mondo sono di acqua dolce;
– Le specie marine rappresentano come valore il 15% del mercato globale. Il 2% di queste vengono da allevamenti realizzati in impianti di acquacoltura.
– Il commercio al dettaglio delle specie acquatiche ornamentali ha superato i 10 miliardi di dollari con una crescita annua stimata pari al 10% ogni anno;
– Si stima tra i 18 e i 20 milardi di dollari il valore totale del mercato dell’indotto (acquari, pompe, areatori, accessori, mangimi, medicinali).
Come si è arrivati a questi numeri da capogiro?
La domanda sorge spontanea se si guarda a quello che è accaduto soltanto qualche decina di anni fa. Ben due crisi, una alla fine degli anni ’90 e l’altra nel 2009, hanno determinato una riduzione degli scambi commerciali e quindi anche della produzione delle specie ornamentali – oltre ai pesci anche gli invertebrati, come i gamberi, occupano una quota rilevante del mercato in questione.
Secondo la Ornamental Fish International (OFI) – l’associazione di categoria che riunisce e rappresenta gli interessi degli operatori del settore ornamentale appartenenti a 30 Paesi diversi – siamo di fronte ad una stabilizzazione del mercato ornamentale con una ripresa evidente ma geograficamente eterogenea. Paesi che prima importavano con una frequenza maggiore, hanno temporaneamente ridotto la domanda a causa di una significativa diminuzione degli acquisti interni.
L’Unione Europea rappresenta oggi il più grande mercato ornamentale acquatico, mentre gli Stati Uniti detengono l’Oscar per la nazione che importa di più nel mondo.
Il valore del mercato è strettamente legato alla struttura della catena che lega – tramite anelli intermedi (importatore, il grossista, il distributore…) – il capo (l’allevatore o pescatore) alla coda (l’acquirente finale). Trafila che porta il prezzo finale al dettaglio di un animale ad incorrere in un aumento sostanziale di più del 300% a fronte del costo iniziale.
Complessivamente si possono individuare 3 segmenti specifici per quanto riguarda la tipologia ornamentale di animali allevati o catturati, richiesti dal mercato acquariofilo:
– Specie tropicali di acqua dolce: numericamente rappresentano la quota di maggior rilievo di pesci e invertebrati venduti, arrivando a coprire il 50% del mercato ornamentale. La loro produzione viene svolta principalmente in Asia.
– Specie temperate di acqua dolce: molto conosciute in Europa e negli altri Paesi occidentali che non hanno un clima di tipo tropicale. Famosi per la loro docilità, velocità di acclimatamento e la semplicità che richiedono in termini di gestione quotidiana anche in vasche all’aperto e in laghetti. Ricordo ad esempio a questo proposito la carpa koi ed il Pesce rosso.
– Specie marine tropicali: il 98% sono catturate in mare – con particolare attenzione a quelle che vivono nelle barriere coralline e fra le quali sono incluse anche le specie di invertebrati come coralli ed anemoni. Una curiosità è l’impennaggio nella mole di vendite del Pesce Pagliaccio, reso famoso dal fortunatissimo film d’animazione intitolato “Alla ricerca di Nemo (Finding Nemo)”.
Sebbene quindi il mercato globale ornamentale abbia mostrato segni di riduzione del flusso commerciale in anni passati, è sempre stato comunque in grado di dimostrare la sua capacità vitale di ripresa grazie anche ad un aumento dell’offerta non solo in quantità ma anche in quanto alla varietà di specie proposte. Risultato che si deve ai continui avanzamenti tecnici e scientifici nel campo della riproduzione artificiale, del trasporto su lunghe distanze e dei mezzi per il mantenimento in acquario delle migliori condizioni ambientali. Oggi più di prima, gli appassionati possono sbizzarrirsi ogni anno nella ricerca di specie sempre più peculiari e rare.
La domanda di pesci ornamentali ha inoltre stimolato negli ultimi decenni lo sviluppo di svariati piccoli allevamenti familiari oltre che commerciali, creando così occupazione e reddito
nei Paesi contraddistinti da economie povere o emergenti.
Ne è passata di acqua negli acquari dall’epoca in cui soltanto l’imperatore cinese poteva godere della vista del lento nuoto di un pesce dalle squame d’oro, ospitato all’interno di un prezioso vaso Ming.
La democratizzazione dell’acquariofilia sta dimostrando oggi come continuiamo ad essere affascinati dal ricreare una minuscola bolla di mare o di lago in casa per immergerci per un attimo nello spazio fluttuante dell’immaginazione.
In effetti molti studi hanno rivelato come lo spettacolo offerto da un acquario influenzi l’ambiente in maniera positiva, riversando sulla nostra psiche la sua azione calmante; fatto sta che viene consigliato di tenerne uno soprattutto in luoghi che creano parecchia tensione, come le sale di attesa di uno studio dentistico.
L’Europa importa specie ornamentali principalmente da Singapore. Israele, Tailandia, Nigeria, Tanzania, India, Srilanka e Maldive sono altri Paesi esportatori di rilievo sempre per gli appassionati europei.
C’è poi La Repubblica Ceca che si sta conquistando un ruolo di primo piano come fornitore, avvalendosi della discriminante di prezzi competitivi da praticare sui suoi prodotti, in virtù dell’assenza di tasse transfrontaliere da dover pagare.
Visto l’aumento delle importazioni di specie ornamentali e quindi per supplire alla domanda interna europea, si è oramai profilata la necessità (leggi “opportunità”) di incentivi per l’attuazione di piani di sostegno nazionali alla creazione di allevamenti produttivi di specie ornamentali. Per molti anni infatti si è preferito puntare esclusivamente a sostenere con finanziamenti pubblici la creazione di impianti ittici per il mercato alimentare, trascurando il settore ornamentale; nonostante quest’ultimo abbia dimostrato in altre Nazioni di essere un settore in grado di creare occupazione e di dar risalto a figure professionali per ora poco valorizzate.
L’opportunità di crearsi un solido futuro nel settore oggi è ancora più concreta per noi europei, essendo avvantaggiati, competitivamente parlando, da condizioni climatiche più stabili di quelle che invece si stanno abbattendo sul Sudamerica e l’Asia.
Anche una più efficace azione di sensibilizzazione popolare nei confronti del benessere animale che viene portata avanti in Occidente da specialisti e appassionati, ha portato a privilegiare gli allevatori che si attengano a dettami gestionali più rigidi e attenti. Per quanto riguarda invece le specie, la cui riproduzione in allevamento non è stata ancora messa a punto, c’è l’interesse nel pagare come valore aggiunto una pesca sostenibile che risulti nel minimo impatto sull’habitat della specie catturata.
Mi auguro che nel 2018 potremo assistere alla realizzazione di più impianti per l’allevamento delle specie ornamentali, cosicché l’Italia recuperi la sua originaria fama di fornitrice di specie di acqua temperata di alta qualità – un primato che abbiamo detenuto fino agli anni ’90 e che abbiamo perso in primis per l’assenza di un ricambio generazionale.
Auguro ai miei lettori un Anno nuovo ricco di nuove prospettive e progetti!