Qual è lo stato di salute delle realtà da voi rappresentate?
Le Cooperative, le imprese e i lavoratori del settore pesca che rappresentiamo, risultano particolarmente colpite dall’emergenza epidemiologica in corso: il settore è in enorme sofferenza, al collasso. L’attività della pesca, sin dall’inizio dell’emergenza, non rientrava tra quelle ferme per Decreto, ma per forza di cose. Abbiamo assistito ad una sorta di paradosso: tutte le attività legate al comparto primario, e quindi non solo l’agricoltura ma anche la pesca, non si sono potute mai fermare per assicurare il necessario approvvigionamento alimentare all’intera nazione. Eppure sin dall’inizio, soprattutto le restrizioni imposte dalle misure di contenimento previste dal Governo, hanno generato notevoli difficoltà alla logistica e ai trasporti che a loro volta hanno determinato un notevole rallentamento alla catena di distribuzione dei prodotti. Ecco dunque che i primi a registrare problemi sono state le imprese legate alla produzione e alla distribuzione dei cosiddetti “freschi”, compresi i prodotti ittici dunque. Il pesce è prodotto fresco soggetto a una deperibilità particolare. I pescatori dunque, pur continuando la loro attività hanno dovuto fare i conti con la difficoltà di collocare sul mercato il loro prodotto, per i motivi prima ricordati e anche a causa delle mutate abitudini dei consumatori che in tempo di lockdown hanno preferito comprare prodotti non freschi ma facili da conservare. Il colpo ferale poi è arrivato con la chiusura completa del sistema Ho.Re.Ca.: è venuta a mancare la fetta più consistente del mercato facendo registrare una caduta verticale della domanda.
Quali stime siete in grado di fare oggi circa le aziende che resisteranno e quelle che chiuderanno?
Come si affermava in precedenza la situazione é particolarmente difficile per il settore pesca: la crisi ha investito tutti. Le stime sono difficili, ma certo le preoccupazioni principali riguardano i piccoli pescatori artigianali, le piccole e medie imprese spesso a conduzione familiare che rifornivano pescherie e mercati. Sono le stesse che stanno registrando enormi difficoltà anche nell’accedere alle misure di sostegno economico previste dai vari Decreti del Governo. Certo non si può affermare che le imprese più grandi non risentano della crisi, in minima parte arginata destinando alla grande distribuzione e all’industria di trasformazione i propri prodotti. In ogni caso la crisi è generalizzata e riteniamo che le attuali difficoltà produrranno effetti a lungo termine.
Pesce fresco nei locali in riva al mare, sagre e turismo gastronomico. Per la stagione in vista, il ridimensionamento dell’afflusso turistico ricadrà sul settore, come vi state preparando all’impatto?
La stagione estiva alle porte poteva essere la luce in fondo al tunnel per ovvi motivi : ma l’emergenza epidemiologica è ben lontana dall’essere risolta e le limitazioni alla circolazione delle persone e il distanziamento sociale continueranno ad essere essenziali in questa fase di convivenza con il virus. Il ridimensionato afflusso turistico farà perdurare le difficoltà registrate dal comparto pesca. Con poche presenza negli alberghi, nei ristoranti e nei locali, senza sagre e senza feste di piazza chiaramente il consumo di prodotti ittici che tradizionalmente aumenta durante i mesi estivi, registrerà delle contrazioni record. Confidiamo allora nei consumi domestici: bisogna pensare a mettere a punto campagne di sensibilizzazione e di incentivazione finalizzate all’acquisto di pesce da parte del consumatore. Ricordiamo che il pesce fresco dei nostri mari è alimento di qualità il cui consumo è particolarmente adatto ad una dieta sana ed equilibrata. È questa quindi l ‘occasione anche per rilanciare il nostro marchio Made in Italy che da sempre è sinonimo di qualità e anche di sicurezza. Gli italiani devono imparare a comprare più pesce da consumare a casa, bisogna potenziare le vendite dirette anche nei luoghi di sbarco. Va segnalato anche un certo successo relativo agli ordini online e alle consegne domiciliari.
Lo Stato come interviene in aiuto della categoria?
Sin da subito sia il nostro Governo nazionale che quello unionale hanno cercato di mettere in atto delle misure di sostegno per cercare di limitare i danni di una crisi senza dubbio epocale. In via eccezionale è stata estesa anche alla pesca la misure della Cassa Integrazione, è stato creato un Fondo per mettere a disposizione della categoria delle risorse utili a sopperire alle mancate giornate di attività; è stato previsto un fondo di garanzia per le PMI operanti nel settore e che hanno bisogno di chiedere un prestito per far fronte alle perdite economiche a causa dell’ emergenza epidemiologica, è stato innalzato il tetto degli aiuti di Stato per le imprese di pesca. L’UE ha snellito l’iter procedurale delle misure di finanziamento previste e ha provveduto a modifiche dei programmi operativi del FEAMP al fine di rendere disponibili maggiori riserve di liquidità; è stata adottata una nuova disciplina in materia di aiuti di stato; sono state incluse le crisi sanitarie pubbliche fra gli strumenti di protezione dei fondi di mutualizzazione previsti dal FEAMP.
Quando e come sarà possibile uscire dalla crisi?
Risulta ancora molto difficile fare delle previsioni, abbiamo probabilmente superato il momento più difficile, la fase più acuta dell’emergenza epidemiologica, ma non possiamo ancora dircene fuori. Da quanto affermato sin qui è chiaro che la crisi economica che attanaglia il settore pesca è strettamente connessa a quella epidemiologica: superata quest’ultima si potrà iniziare a ragionare sulla prima. Al di là delle misure a sostegno del comparto messe in campo sia dal Governo che dalla UE , la soluzione più efficace per i pescatori è tornare a lavorare a pieno regime. In fondo questa è la speranza: che tutto passi presto e che si possa ritornare alla normalità.