L’Italia fanalino di coda dell’Europa per la protezione dei mari – L’Italia é il Paese con più pesca a strascico in Europa: si pesca più nelle aree marine protette che al di fuori di esse.
BLOOM pubblica un importante studio scientifico che mette in evidenza come i metodi di pesca più distruttivi, come la pesca a strascico, vengono utilizzati quotidianamente nelle aree marine erroneamente definite «protette» d’Europa. Questa analisi dimostra quanta strada l’Unione Europea debba ancora fare per raggiungere i suoi obiettivi di protezione e ripristino degli ecosistemi marini.
Abbiamo analizzato il tempo di pesca di tutti i pescherecci a strascico e a traino pelagico di oltre 15 metri che operano nelle cosiddette aree marine «protette» (AMP) dell’Unione Europea nel 2023 e dimostriamo che la concessione dello status di «protetto» a determinate aree marine non ha alcuna influenza sull’intensità delle attività di pesca.
Le aree marine teoricamente «protette» sono soggette ad alcuni dei metodi di pesca più distruttivi, come la pesca a strascico
Gli esperti dei gruppi intergovernativi IPCC e IPBES sul cambiamento climatico e la biodiversità hanno sottolineato l’importanza di sviluppare una rete strutturata di AMP per fornire una protezione efficace del clima, della biodiversità e della pesca su piccola scala, che da decenni è vittima collaterale della pesca industriale (1). Nel 2020, l’Unione Europea (UE) ha adottato la sua Strategia per la Biodiversità, in cui si è posta l’obiettivo di trasformare in AMP il 30% della sua superficie marina entro il 2030, di cui il 10% in «protezione rigorosa», ossia protetta da tutte le attività di pesca (inclusa quella artigianale) (2). Le raccomandazioni dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) stabiliscono che la pesca industriale deve essere esclusa da tutte le AMP. Ciò include tutte le imbarcazioni al di sopra dei 12 metri e tutte quelle che utilizzano delle reti trainate come nel caso della pesca a strascico e della pesca a traino pelagico (3). Con solo il 10% delle sue acque che sono sottoposte a protezione, l’Italia é ben lontana dall’obiettivo europeo del 30%. Un obiettivo che si fa sempre più irraggiungibile all’orizzonte 2030.
Prendendo in considerazione l’insieme dell’Unione europea, il nostro studio mostra che nel 2023 la pesca a strascico é stata praticata in oltre il 60% delle AMP europee (4).
In totale, nel 2023, l’UE ha registrato quasi 6,2 milioni di ore di pesca a strascico o da traino pelagico nelle sue acque, di cui circa 1,7 milioni all’interno delle AMP. Ciò significa che più di un quarto (26,7%) dello sforzo di pesca di questo tipo in Europa avviene all’interno delle AMP. Questo sforzo di pesca non è distribuito in modo uniforme: tre Paesi, Italia, Spagna e Francia da soli rappresentano più di due terzi dello sforzo di pesca a strascico e a traino pelagico nelle AMP. L’Italia, in particolare, ottiene il triste titolo di Paese con il più alto sforzo di pesca di tutta l’Europa, contando da sola per quasi un terzo di tutte le ore di pesca a traino e a strascico del continente (1,6 milioni di ore nell’insieme delle sue acque). Inoltre, BLOOM rivela che le aree marine cosiddette “protette” hanno un’influenza minima o nulla sullo sforzo di pesca a strascico in tutta l’UE, Italia in primis: nel 2023 in Italia l’intensità della pesca a strascico – il numero di ore di pesca per chilometro quadrato – è stata più alta del 70% nelle AMP che al di fuori di esse. In altre parole, si pesca molto di più all’interno delle aree che dovrebbero essere salvaguardate dalla pesca industriale che nel resto delle acque nazionali, un non senso assoluto.
Nonostante questo dato sia di per sé già impressionante, il nostro studio sottostima ampiamente il numero di ore di pesca a strascico condotte in Italia, in quanto abbiamo prese in considerazione solo quelle le imbarcazioni di più di 15 metri (le sole per le quali é possibile ottenere un tracciamento affidabile grazie all’obbligo d’installazione di un sistema di identificazione automatica – AIS). Non abbiamo potuto monitorare il 37% dei pescherecci a strascico in Italia perché di lunghezza inferiore ai 15 metri, suggerendo che i dati reali siano in realtà molto più elevati ed allarmanti.
Questo rapporto evidenzia il gigantesco divario tra le cifre di protezione dichiarate dai governi europei e la realtà dei fatti. In queste condizioni, le AMP non possono svolgere il loro ruolo vitale di protezione e ripristino della vita marina, di salvaguardia della pesca su piccola scala e di conservazione dei pozzi di carbonio marini. In vista del Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani 2025 (UNOC), l’Europa ha l’opportunità di chiarire ciò che costituisce o meno un’area marina protetta, adottando gli standard stabiliti dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN): tutte le AMP devono, per definizione, escludere la pesca industriale. Le aree « protette » che non soddisfano questi standard non dovrebbero essere conteggiate nelle cifre ufficiali di protezione dei Paesi.
L’Italia emerge come uno dei peggiori Paesi dell’UE in termini di difesa dell’ambiente al Parlamento europeo
Sfortunatamente, l’Italia non é l’ultima della classe solo quando si tratta di difendere le Aree Marine Protette dalle tecniche di pesca distruttive, ma anche quando bisogna difendere il pianeta a livello delle istituzione europee. Alla vigilia di una data politica cruciale, le elezioni europee del 6-9 giugno 2024 BLOOM presenta un’analisi senza precedenti: un esame dettagliato delle performance ambientali dei gruppi politici presenti nel Parlamento europeo durante il mandato 2019-2024. I risultati per l’Italia sono a dir poco allarmanti.
Abbiamo analizzato i voti di tutti i deputati che hanno seduto al Parlamento europeo negli ultimi cinque anni su 150 emendamenti cruciali su quattro tematiche: preservazione gli oceani e della pesca artigianale, lotta contro il cambiamento climatico, protezione della biodiversità e dell’agricoltura sostenibile e promozione della giustizia ambientale.
Il risultato è chiaro: il Parlamento è profondamente diviso in tre blocchi fortemente polarizzati. Da un lato, i gruppi alla sinistra dell’emiciclo (The Left, i Socialisti e Democratici e il gruppo degli Ecologisti) hanno un’ottima coscienza sociale ed ecologica. Dall’altra parte del Parlamento, i gruppi di estrema destra e conservatori (Conservatori e Riformisti Europei, Identità e Democrazia e Partito Popolare Europeo) con la loro terribile performance ambientale, hanno fatto tutto il possibile per utilizzare i loro voti per vandalizzare tutte le misure a favore della protezione del mare e dei suoi habitat. Tra i due blocchi si posiziona il gruppo della destra liberale Renew, che ha dimostrato di non possedere una vera linea politica ambientale, trovandosi diviso sulla gran parte dei testi da noi analizzati e divenendo così un pericoloso alleato della destra antiecologista.
Venendo agli italiani, il M5S (che non è affiliato a nessun gruppo Europeo al Parlamento e appare dunque tra i Non-Iscritti, NI) ha dimostrato una coscienza ecologica esemplare ed ha largamente contribuito alla nota eccellente dell’insieme dei non-iscritti italiani, pari a 18,10/20. Il Partito Democratico, appartenenrte al gruppo dei Socialisti e Democratici Europei (S&D), ottiene un voto di 15,86/20. Non male, ma c’è ancora un importante margine di miglioramento per poter considerarsi veramente esemplare sulla difesa del pianeta. La delegazione del Partito Democratico, in particolare, ha ottenuto un voto scarso (14,70/20) sulla protezione degli habitat marini e della pesca artigianale, voto che si spiega a causa del sostegno dato alle pratiche di pesca ad alto impatto ambientale, in particolare la pesca a strascico che devastano i fondali marini e le aree marine « protette » italiane.
I partiti Azione e Italia Viva, che formano la delegazione italiana del gruppo liberale Renew, si trovano divisi tra la difesa dello status quo e l’urgenza ambientali, con un voto appena più che sufficiente: 12,29/20.
I partiti della destra italiana, dal canto loro, si dimostrano essere tra i peggiori di tutta l’Unione Europea. Forza Italia (appartenente al Partito Popolare Europeo) e Lega (principale partito del gruppo di estrema destra Identità et Democrazia) si trovano in fondo alla nostra classifica, con un punteggio rispettivo di 1,99/20 e 2,06/20, risultando così la quarta e quinta peggiore delegazione politica nazionale di tutta l’Europa. Fanno peggio di loro soltanto la destra ungherese del PPE, il Partido Popular spagnolo e il PiS polacco. Fratelli d’Italia (appartenente al gruppo dei Conservatori e Riformatori Europei, di cui il deputato Nicola Procaccini detiene la co-presidenza) non fa meglio, con un punteggio irrisorio di 2,17/20. La nostra pagella parla chiaro: con un numero estremamente importante di deputati di destra dai voti paurosamente insufficienti, l’Italia risulta essere il peggior Paese tra i grandi dell’UE in termini di tutela dell’ambiente e, in primis, dei nostri mari.
BLOOM ha stilato un elenco di 15 punti per i futuri eurodeputati per salvare gli oceani e il clima. Abbiamo chiesto ai candidati dei principali partiti europei di firmare un impegno a lavorare su questi 15 punti basati sulla scienza e sul rispetto della giustizia ecologica e sociale. I dettagli completi dei nostri 15 punti e l’elenco dei candidati che le hanno sottoscritte sono disponibili sul nostro sito web. I prossimi cinque anni non possono essere sprecati. La lista dei signatari permetterà agli elettori di sapere quali candidati si impegneranno seriamente per la difesa del nostro pianeta nel corso del prossimo mandato europeo.
NOTE
(1) Intergovernmental Panel On Climate Change (IPCC), The Ocean and Cryosphere in a Changing Climate ; IPBES, « Summary for Policymakers of the Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services ».
(2) Biodiversità: come l’UE protegge la natura.
(3) IUCN (2020) Guidelines for identifying industrial fishing incompatible with protected areas
(4) I nostri risultati confermano e approfondiscono i risultati ottenuti da altri ricercatori indipendenti. Per alcuni esempi di letteratura scientifica su questo soggetto: Steadman et al., « New Perspectives on an Old Fishing Practice » ; Dureuil et al., « Elevated Trawling inside Protected Areas Undermines Conservation Outcomes in a Global Fishing Hot Spot » ; Perry et al., « Extensive Use of Habitat-Damaging Fishing Gears Inside Habitat-Protecting Marine Protected Areas »
L’Italia fanalino di coda dell’Europa per la protezione dei mari