La pesca professionale: le mille contraddizioni di un’impresa multiforme, che opera come un elemento fluttuante e sostenibile da un punto di vista economico, sociale ed ambientale. La parola d’ordine dunque è “Pesca Sostenibile”, espressione risalente agli anni 90, l’altro secolo! La sostenibilità è dover fronteggiare sempre un processo o uno stato di mantenimento, è impegno a difenderlo e convalidarlo con argomenti probanti e persuasivi. In ambito ambientale, economico e sociale, la sostenibilità è il processo di cambiamento nel quale lo sfruttamento delle risorse, il piano degli investimenti, l’ orientamento dello sviluppo tecnologico e le modifiche istituzionali sono tutti in sintonia valorizzando il potenziale attuale e futuro al fine di far fronte ai bisogni e alle aspirazioni dell’ uomo.
Le leggi europee, i regolamenti, le norme nazionali devono ascoltare le voci dei pescatori che sono gli unici che si occupano di pesca e che vivono sulla loro pelle il concetto di sostenibilità. Vi è un problema grosso: non la sostenibilità ambientale ma quella economica, quella che salvaguarda il reddito degli stessi pescatori.
Tratteremo dunque come argomento la sostenibilità economica della pesca; dell’overfishing ovvero le tecniche di pesca che generano un prelievo eccessivo di prodotto e che spopolano i mari togliendo prepotentemente la possibilità agli stock ittici di riprodursi. Il pescatore è il primo e diretto interessato al mantenimento della sostenibilità ambientale in quanto questa attraverso il mantenimento degli stock ittici gli consente di far sopravvivere un antico mestiere e garantire un reddito alla sua azienda e dunque alla sua famiglia. Arriviamo a oggi e quindi alla protesta dei pescatori agrigentini contro il Reg. Ue 982/ 2019 recante le “Disposizioni per la pesca nella zona di applicazione dell’ accordo CGPM “ che di fatto limita le zone di pesca nel Canale di Sicilia.
Nello specifico il provvedimento pone dei limiti alla pesca a strascico in zone molto ampie del Canale di Sicilia: a est del Banco Avventura, a ovest del Bacino di Gela e a est del Banco di Malta. Intorno a tali zone poi è stata individuata un'”area tampone” in cui possono operare pescherecci dotati di sistema di geolocalizzazione.
Nelle intenzioni questa norma nasce per evitare il prelievo eccessivo di nasello e gamberi rosa specie che, per l’Europa sono in sofferenza e rischiano il depauperamento irreversibile nelle acque del Canale di Sicilia. In concreto però i pescatori siciliani delle aree interessate, intravedono in questo Regolamento la condanna a morte della loro categoria la cui sopravvivenza è proprio assicurata dalla pesca di specie sottoposte a tutela.
Dunque viene lamentata un’eccessiva fretta nel voler rendere subito efficace una norma che, da un lato legittimamente mira alla sopravvivenza di stock che risultano in sofferenza ma che dall’altro lato decreta, nei fatti, la morte economica di moltissime imprese di pesca.
A tal proposito, il Presidente nazionale di UNCI Agroalimentare, Gennaro Scognamiglio dichiara: “Il Regolamento europeo 982/ 2019 arriva in un momento già critico per il comparto ittico siciliano e la sua applicazione rischia di minare la sopravvivenza di un’ intera categoria. Comprendiamo le preoccupazioni dell’Europa; comprendiamo la volontà di non lasciare inascoltate le proteste degli ambientalisti; comprendiamo tutto ma bisogna anche guardare con attenzione a quelle che sono le difficoltà oggettive affrontate giornalmente dai pescatori”.
“Si a una pesca che sia sostenibile da un punto di vista ambientale – prosegue Scognamiglio – ma dobbiamo anche salvaguardare e assicurare quella economica. I nostri pescatori di Licata, di Porto Palo di Capo Passero e soprattutto di Sciacca rischiano la morte economica. Le nostre imprese meritano di sopravvivere e allora confidiamo in soluzioni concrete, speriamo in deroghe che limitano i danni economici di una norma estremamente restrittiva per i nostri pescatori. Riteniamo sicuramente che la specie vada salvaguardata, ma pensiamo anche che nel Canale di Sicilia lo sforzo di pesca relativo a merluzzo e gamberi sia irrisorio”.
“Pensiamo che le restrizioni imposte da questo Regolamento vadano a incrementare i quantitativi di pesce che arrivano dall’estero, nel caso specifico soprattutto dal NordAfrica: altro colpo per le imprese italiane che si troverebbero in ulteriori difficoltà nell’affrontare i costi di gestione”, aggiunge Scognamiglio.
“Chiediamo dunque al governo nazionale di salvaguardare i nostri pescatori, il nostro mare, il nostro pesce! Facciamo nostra la posizione responsabile della Coop. Madonna del Soccorso, Calogero Bono, che chiede una moratoria, la possibilità per i pescatori siciliani di resistere a quella che si profila come una morte annunciata. I pescatori non sono fuorilegge, delinquenti che minacciano i mari e l’ambiente; sono lavoratori onesti e instancabili che cercano di far sopravvivere le loro imprese”, conclude il presidente di UNCI Agroalimentare.