A Bruxelles si apre una settimana tranquilla dopo una particolarmente intensa, conclusasi con un nulla di fatto sul fronte budget pluriennale dell’Unione europea. Dopo 27 ore di negoziati senza sosta, i capi di stato e di governo dei 27 hanno deciso di riconvocare un nuovo summit a data da destinarsi.
Si è rivelata incolmabile la differenza di vedute tra lo schieramento dei così detti ‘amici della coesione’, un gruppo di circa 17 Stati membri a cui appartiene anche l’Italia, e i quattro ‘frugali’, Austria, Danimarca, Olanda e Svezia.
I primi vorrebbero un bilancio ambizioso alle nuove sfide e alle politiche della Commissione europea, i secondi vorrebbero limitare il peso sulle casse dello Stato riducendo i contributi nazionali e insistendo sul concetto di rebate, un tempo caro al Regno Unito: in sostanza degli sconti a chi versa di più di quanto riceve nel budget.
Nel mezzo, Francia e Germania cercano di mediare tra le posizioni, finora senza alcun risultato. Ai margini del Consiglio straordinario, una fonte diplomatica ha spiegato come l’accordo possa arrivare una volta risolti i nodi del tetto complessivo del budget e il suo rapporto con i rebate.
L’Italia, insieme a Romania e Portogallo, ha ricevuto mandato dal gruppo ‘amici della coesione’ per elaborare una contro-proposta a quella dei frugali. Trovare un accordo ha sicuramente un valore simbolico, essendo il primo appuntamento per mostrare solidarietà europea post Brexit.
Ma c’è anche un aspetto più pratico, sottolineato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in conferenza stampa venerdì scorso. Se l’Europa non completerà tutti i lunghi passaggi procedurali necessari entro la fine dell’anno, “non avremo un budget, non avremo un programma Erasmus, non avremo risorse per la ricerca, non avremo risorse per lo sviluppo regionale o per la protezione delle frontiere”.
Nel pomeriggio di venerdì, la Commissione europea ha fatto circolare un documento tecnico per smuovere le acque, che però non sembra aver ricevuto particolare attenzione. Nel documento, la Politica Agricola Comune (PAC) riceveva 2 miliardi in più per i pagamenti diretti e altri 2,4 miliardi per il secondo pilastro, lo sviluppo rurale.
Evitare ulteriori tagli ai sussidi per gli agricoltori è una linea rossa per molti Stati membri, tra cui Francia e Italia, mentre prima del Consiglio ci sono state proteste a Bruxelles da parte delle associazioni di categoria agricole. La PAC appartiene allo stesso cespite del Fondo per la politica marittima e della pesca dell’UE (FEAMP), la cui cifra complessiva non è stata specificata nel documento sul quale i 27 stanno trattando. Salvare la PAC potrebbe dunque rischiare di ridimensionare il fondo per la pesca.
Attività istituzionale ridotta al minimo, con il Parlamento europeo in settimana verde, dedicata cioè alle missioni e ai rapporti con il territorio, e con la riunione dei ministri ancora lontana.
Dal 24 al 26 febbraio 2020, nove membri della commissione parlamentare per il mercato interno (IMCO) si recheranno a Roma per incontrare i rappresentanti del governo e i produttori locali. Obiettivo è esaminare il mercato delle merci e discutere delle esigenze politiche derivanti dalla concorrenza sleale dei produttori di paesi terzi, i cui prodotti potrebbero non essere conformi a tutte le normative applicabili. Le informazioni raccolte sulla sicurezza e le informazioni ai consumatori dei prodotti che circolano nel mercato unico potranno essere utili per proposte legislative future. Tra i membri che parteciperanno alla missione, il presidente di commissione la belga Petra De Sutter e gli italiani Salvatore De Meo (FI), Brando Benifei (PD), Alessandra Basso (Lega), Carlo Fidanza (FdI) e Marco Zullo (M5S).
Solita settimana di incontri per il Commissario Ue alla pesca, il lituano Virginijus Sinkevičius, che riceverà oggi una delegazione di rappresentanti dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) e l’Eurogroup for Animals. Martedì 25 sarà la volta del ministro dell’ambiente maltese Aaron Farrugia mentre venerdì incontrerà Naser Nuredini, ministro nord-macedone dell’ambiente.