Dopo le dichiarazioni del presidente Chris Davies, anche gli eurodeputati della commissione Pesca (PECH) si sono scagliati contro la decisione unilaterale di Islanda e Groenlandia di aumentare le quote di sgombro, rispettivamente del 21.5% e del 18%. L’Islanda, a luglio, ha aumentato la sua quota di sgombri da 108.000 tonnellate a 140.240 tonnellate, mentre la Groenlandia ha aumentato le catture previste del 18%, a 70.411 tonnellate.
Secondo l’ultimo rapporto dell’organizzazione intergovernativa ICES (International Council for the Exploration of the Sea) che fornisce supporto scientifico agli Stati in materia di scienze marine, il rischio di sovrapesca dello stock di sgombro si sarebbe presentato recentemente dopo anni di gestione sostenibile. Proprio in seguito al suggerimento ICES, era stata decisa una riduzione del 20% delle catture nello scorso piano di gestione delle catture.
Nella riunione di mercoledì 4 settembre, i parlamentari PECH hanno chiesto alla Commissione europea azioni concrete per portare altri Paesi terzi al tavolo dei negoziati per le quote di catture massime consentite per lo sgombro nell’Atlantico settentrionale. Attualmente, infatti, solo Norvegia e le Isole Fær Øer sono parte dell’accordo internazionale per una gestione sostenibile dello stock.
Secondo gli ultimi dati della Commissione europea, anche la Russia starebbe pensando a un incremento unilaterale delle quote, sulla falsa riga della decisione di luglio dell’Islanda. In caso di Brexit senza accordo il prossimo 31 ottobre, anche il Regno Unito diventerebbe uno stato costiero indipendente come Islanda e Groenlandia e potrebbe non applicare più le quote decise a livello Ue.
I negoziati per le quote nel 2020 si apriranno ad ottobre e l’esecutivo Ue spera di portare l’Islanda ‘a bordo’ senza che il confronto sfoci in guerra aperta. Sebbene il rappresentante della Commissione non abbia escluso la possibilità di comminare sanzioni economiche, ritiene tuttavia che siano ancora possibili diverse strade per conformare le politiche ittiche islandesi a quelle europee.
In un editoriale apparso sul sito specialistico EURACTIV, il ministro per la pesca islandese Kristján Thor Juliusson ha offerto un ramoscello d’ulivo alla Commissione, aprendo alla possibilità di negoziare una soluzione diplomatica. “È tempo di tornare a sedersi al tavolo,” ha scritto Juliussun, chiarendo che pur non avendo partecipato ai negoziati dal 2014, ha applicato volontariamente le quote decise in sede Ue con la sola eccezione di quest’anno, rivendicando la sovranità costiera del Paese.
I più interessati agli sviluppi dell’affaire sgombro sono i pescatori scozzesi delle isole Shetland. Tra gli anni ’50 e ’70 un confronto simile tra Regno Unito e Islanda sfociò in una contesa non armata tra le marine militari dei due Stati, seppur in azioni dissuasive che hanno visto anche scontri tra unità con feriti lievi.
Gerardo Fortuna