Pesca, ecosistemi, habitat, ambiente, impatto, resilienza, sostenibilità. Parole e concetti sulla bocca di molti tra addetti ai lavori, scienziati, esperti e presunti tali. Quanto pericolose sono le affermazioni tendenziose e capziose di coloro che pur partendo da innegabili evidenze scientifiche arrivano poi a conclusioni che non solo risultano imprecise ma possono addirittura destare allarmi e preoccupazioni inutili!
Ci riferiamo all’infondata quanto futile polemica nata in questi giorni tra un docente dell’Università Politecnica delle Marche e l’Alleanza delle Cooperative Italiane del settore pesca circa il prelievo delle vongole praticato con la draga idraulica, che, nello specifico, è l’attrezzo sotto accusa.
Si fa appello alla coscienza e all’onestà intellettuale quando, parlando di tale attrezzo e parlando di pesca alle vongole, si chiede di non negare i dannosi effetti subiti dai fondali marini soprattutto in un contesto di sovrasfruttamento della risorsa quale è l’Adriatico. Si arriva addirittura a suggerire lo smantellamento della flotta peschereccia adriatica con una riconversione che guardi ad attività rispettose dell’ambiente ed economicamente soddisfacenti.
Bene. Facendo appello alla nostre coscienze e facendo riferimento ai supporti scientifici ma anche all’esperienza diretta, ci sentiamo di affermare che la draga idraulica, come ogni altro attrezzo di pesca consentito, sicuramente genera delle conseguenze importanti sui fondali marini e più in generale sull’ambiente marino: ma noi preferiamo parlare di impatto e non di danni irreversibili. In coscienza di questo si tratta di: valutare tale impatto e “accettare” di non superare i limiti oltre i quali vengono causati quei danni irreversibili che impediscono il rinnovo della risorsa.
Si parla dunque di “impatto sostenibile” per un attrezzo, la draga idraulica, utilizzato in maniera intensiva da vari decenni e che ad oggi non sembra aver compromesso la pesca delle vongole . Un impatto sostenibile da un punto di vista ambientale, ma anche economico e sociale: basta dare uno sguardo ai dati occupazionali. Ecco dunque l’assurdità di un auspicato cambiamento della pesca in Adriatico che generi la scomparsa di molte vongolare e di molti di posti di lavoro.
Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale UNCI Agroalimenatre in merito ha dichiarato: “Si tratta di argomenti delicati:chiunque abbia voglia di dar luogo a dispute e diatribe deve farlo con cognizione di causa. UNCI Agroalimentare non può non condividere a pieno le posizioni espresse dall’Alleanza Cooperative Italiane: facciamo attenzione a non creare allarmismi e a non diffondere notizie errate. I nostri pescatori lavorano giornalmente senza mai perdere di vista un valore fondamentale: il rispetto e la difesa del mare. Soprattutto per i nostri lavoratori, il mare si pone come risorsa da preservare, come una vera e propria ‘fabbrica di opportunità’ che va assolutamente salvaguardata. L’utilizzo della draga idraulica, consentito dalla normativa italiana ed europea, è chiaramente legittimo e non da demonizzare. La pesca dei molluschi rappresenta un segmento economico importante per l’Italia che non va scoraggiato o penalizzato da infondati allarmismi ambientali capaci di generare, a loro volta, negative ripercussioni economiche. In medio stat virtus: i nostri pescatori continuino a pescare, continuino ad utilizzare la draga idraulica cercando sempre di attuare un condotta che si ponga sempre al centro, sempre in equilibrio tra il legittimo desiderio di guadagno e il rispetto e la salvaguardia del mare e dell’ambiente. A tale equilibrio guardano anche le Istituzioni nazionali (Mipaaf e quindi Direzione Generale Pesca Italiana) e sovranazionali (Commissione Europea) con regolamenti atti proprio alla gestione dell’attività di prelievo e al monitoraggio costante. Importante è anche il nostro lavoro e il nostro impegno: costante è l’attenzione delle Associazioni di Categoria verso i pescatori che lavorano con le vongole considerando il mare un prezioso capitale naturale non a proprio esclusivo uso.”