Dallo scorso 23 febbraio 2018, data in cui è stato firmato il Decreto Ministeriale contenente le misure tecniche per la pesca del pesce spada nel Mediterraneo, i comandanti delle imbarcazioni da pesca autorizzate alla cattura bersaglio del pesce spada che utilizzano il log-book elettronico e/o cartaceo sono tenuti a registrare e comunicare anche i quantitativi i di pesce spada catturati, inferiori a 50Kg.
In ogni caso anche i comandanti di tutte le imbarcazioni da pesca dedite ad altri sistemi di pesca sono tenuti a denunciare le catture accidentali di pesce spada, sempre nel rispetto del limite di tolleranza del 5% in peso o in numero de gli esemplari catturati presenti a bordo e, utilizzando la modulistica allegata al decreto stesso, sbarcando gli esemplari nei porti designati. Va sottolineato che il mancato rispetto di queste regole può costare piuttosto caro, perché oltre alle sanzioni amministrative si rischia anche la cancellazione dall’elenco delle imbarcazioni autorizzate.
In questa situazione, di per se abbondantemente onerosa per i pescatori, si aggiungono le ordinanze di alcune sedi compartimentali delle Capitanerie di Porto che rendono ancor più farraginosa e complessa la materia. Sembra infatti che qualche solerte ufficiale comandante, abbia pensato bene di complicare oltremodo l’iter consentendo le operazioni di sbarco solo negli orari di ricevimento del pubblico e solo dietro appuntamento. È infatti paradossale che occorra inoltrare al comando in questione, almeno un’ora prima del rientro in porto, una notifica preventiva.
“A noi sembra francamente vessatorio e pretestuoso – ha dichiarato a questo proposito il Presidente di Unci Agroalimentare Gennaro Scognamiglio – aggiungere ulteriori handicap ad un percorso che il Decreto aveva reso già abbastanza complicato. Va bene che l’obiettivo del provvedimento è contrastare la pesca illegale di una specie a rischio e regolamentarne l’esercizio in modo più rigido, ma qui – ha continuato Scognamiglio – ci sembra che ci si impegni per creare più complicazioni possibile per cogliere in fallo i pescatori e sanzionarli. È infatti ridicolo pensare i pescatori legati ad orari oltre i quali non sarebbe possibile il conferimento in porto del pescato e, soprattutto nel caso delle catture accidentali, contingentare in percentuali i limiti di cattura vietando, al contempo, il rigetto in mare e la detenzione a bordo di catture in eccesso. Per evitarlo si dovrebbe solo prevedere la chiusura della pesca e questo – ha concluso il Presidente di Unci Agroalimentare – non possiamo accettarlo!”