Con un ricco patrimonio costiero, la pesca è profondamente radicata nella cultura degli Emirati Arabi così come il pesce fa parte della sua cucina tradizionale. Tuttavia, nel corso degli anni, l’aumento della domanda di questa ricca fonte di proteina ha portato ad un significativo esaurimento delle risorse ittiche, sollevando serie preoccupazioni se, lo sfruttamento continuerà al ritmo attuale.
Secondo l’UAE Ministry of Climate Change and Environment (MOCCAE), il consumo medio di pesce annuo negli Emirati Arabi Uniti ha raggiunto 210.000 tonnellate, mentre il pescato locale da stock ittici naturali del Golfo è di soli 73.000 tonnellate, portando così il paese a dipendere dalle importazioni per circa il 70 per cento.
La diminuzione di risorse ittiche non è solo un problema locale. Il ritmo allarmante di esaurimento di stock ittici è testimoniato dalla FAO. Un rapporto della Food and Agriculture Organisation stima che il 70 per cento della popolazione ittica è già completamente utilizzata, sovrasfruttata o in crisi.
Questa preoccupante tendenza ha costretto i leader internazionali della pesca ad esplorare fonti alternative, come l’acquacoltura, che in alcuni paesi è già diventata un’industria consolidata, che produce più pesce di quanto l’industria della pesca faccia regolarmente.
Negli Emirati Arabi Uniti, dove la sicurezza alimentare è una delle priorità del governo, l’acquacoltura ha appena iniziato a muovere i primi passi, con Shaikh Hamdan Bin Mohammad Bin Rashid Al Maktoum, principe ereditario di Dubai, che sta aprendo la strada con un investimento privato di svariati milioni di dirham.
L’investimento ha aiutato a creare una fattoria state-of-the-art di pesce nella Jebel Ali Free Zone, un vivaio a Umm Al Quwain, un impianto gabbia al largo della costa di Fujairah e due RAS marini (sistemi di acquacoltura a ricircolo).
Secondo Jamal Al Shaafar, amministratore delegato di Fish Farm, le strutture sono pronte per produrre 100.000 tonnellate di pesce in grado di soddisfare la crescente carenza dell’offerta.
“Fish Farm è un operazione commerciale di piscicoltura verticalmente integrata veramente unica negli Emirati Arabi Uniti, in grado di fornire 10.000 pasti di pesce per persona al giorno, ogni singolo giorno dell’anno. Il nostro obiettivo è quello di collocare l’acquacoltura ad un livello industriale e di contribuire a ridurre la nostra dipendenza dalle importazioni, e quindi soddisfare l’obiettivo del governo di garantire la sicurezza alimentare “, ha detto Al Shaafar. Al suo terzo anno di attività, l’azienda sta attualmente fornendo spigole e orate, entrambe le specie europee che non si trovano nelle acque locali, in quantità commerciali.
Secondo Al Shaafar, l’allevamento ittico non solo riuscirà a colmare la lacuna del deficit di approvvigionamento, ma sarà anche in grado di aiutare a stabilizzare il mercato del pesce locale, riducendone la dipendenza dalle risorse perennemente in diminuzione.
Il direttore generale di Fish Farm, Nigel David Lewis, si dice convinto che il pesce che stanno allevando sia buono come quello che si trova nel mare, se non addirittura migliore.
“Abbiamo cercato di ricreare nelle nostre vasche il naturale habitat marino. Usiamo l’acqua di mare che viene fatta circolare continuamente, controlliamo la temperatura, regoliamo e monitoriamo il livello di ossigeno, oltre a fornire alimenti di alta qualità che replicano il cibo che il pesce mangia in un ambiente naturale”, ha detto Lewis, che è a capo di una squadra di 78 esperti, che si occupa del controllo di qualità .
Un altro vantaggio, secondo Al Shaafar, offerto dall’allevamento ittico di produzione locale è che il pesce è sempre fresco. “Normalmente, il pesce importato raggiunge il mercato dopo giorni di viaggio per il trasporto, anche quello pescato localmente impiega diverse ore per raggiungere il mercato, ma il nostro arriva sul mercato entro un paio d’ore dopo che è stato pescato dal serbatoio”, ha detto Al Shaafar.
Oltre a spigole e orate, l’allevamento ittico sta anche producendo piccole quantità di ricciole.
L’azienda prevede inoltre, in un prossimo futuro, di condurre studi sulla produzione di salmone atlantico, che probabilmente innescherà una rivoluzione blu.