Il settore offshore è attualmente una piccola frazione dell’acquacoltura globale, ma giocherà un ruolo sempre più importante nel soddisfare la crescente domanda di pesce prevista con l’aumento a otto miliardi di persone della popolazione mondiale entro il 2030.
Questa è stata la conclusione della sesta Offshore Mariculture Conference, che ha avuto luogo agli inizi di aprile a Barcellona, in Spagna, dove si sono riuniti esperti mondiali nel settore dell’acquacoltura in mare aperto, per sfruttare la loro conoscenza, individuare gli ostacoli e le possibili soluzioni.
La conferenza di quest’anno ha offerto la possibilità di analizzare le sfide e le prospettive di ubicazione di allevamenti lontano dalle zone costiere, ed ancora l’opportunità di aggiungere valore attraverso innovazioni nella catena di fornitura, e opportunità di business complementari come la produzione di alghe marine, energia eolica e delle onde.
Ernesto Peñas Lado, della Direzione generale degli Affari marittimi e della pesca sostiene che l’acquacoltura, quella praticata in mare aperto in particolare, sia la strada giusta per assicurare l’alimentazione ad una popolazione mondiale in crescita. “Una grande risorsa si trova in mare aperto. Fino a poco tempo fa i costi della tecnologia e gli incentivi economici non erano incoraggianti, ma questo sta cambiando rapidamente “, ha detto.
“A causa dei suoi alti costi, ci sono solo pochi sviluppi offshore che operano nell’Unione europea – ha detto Peñas Lado – anche se il settore dell’acquacoltura dell’UE impiega circa 85.000 persone e vale tra i 3,5 e 4 miliardi di euro ogni anno”.
Lado ha evidenziato che l’acquacoltura è uno dei cinque pilastri della strategia di crescita blu dell’Unione europea, e in particolare, l’acquacoltura in mare aperto ha il potenziale di fornire posti di lavoro e garantire una crescita sostenibile.
Gli Stati Uniti si stanno impiegando per sfruttare il potenziale dell’acquacoltura. Michael Rubino, del NOAA Fisheries Service, ha sottolineato però che uno degli ostacoli principali da affrontare è il lungo e difficile processo per la concessione di autorizzazioni. Malgrado ciò una serie di grandi progetti sono all’orizzonte, di cui due al largo della costa della California: l’allevamento di mitili Catalina Sea Ranch e il progetto Rose Canyon che alleverà ricciole e spigole in acque federali.
Donna Lanzetta, CEO di Manna Fish Farms, mira ad aprire il primo impianto di acquacoltura nelle acque federali degli Stati Uniti, ma sta ancora aspettando i permessi. Lanzetta spera di allevare circa 2.000 tonnellate di spigole striate in impianti a gabbie sommerse a 14 miglia nautiche al largo della costa orientale di Long Island, New York. Prevede inoltre di introdurre un sistema multi trofico in grado di produrre pesce, alghe e macroalghe.
In Canada, il ghiaccio è uno dei principali ostacoli per l’acquacoltura in mare aperto. Tuttavia, Mike Meeker, allevatore di trote, sta sviluppando un sistema a gabbia sommersa in grado di mantenere la trota al sicuro dal ghiaccio.
Secondo Alonso Echevarría Ubilla, AEX Group, in America Latina l’acquacoltura in mare aperto è un campo pressoché inesplorato, l’unica realtà operativa è l’Oceanfarm al largo della costa di Manta, in Ecuadod.
Nel riassumere l’impatto che potrebbe avere in futuro l’acquacoltura in mare aperto, il moderatore della conferenza, Alessandro Lovatelli della FAO, ha chiesto il sostegno del governo per il nascente settore.
“L’acquacoltura offshore, se gestita correttamente, ha un impatto minimo sull’ambiente, e questo deve essere comunicato in modo efficace alla gente”, ha detto Lovatelli. “Le persone devono conoscere l’importanza dell’acquacoltura, ma nessuna azienda potrebbe far passare chiaramente questo messaggio, per una maggiore efficacia di comunicazione c’è bisogno del coinvolgimento dei governi. “