Ad oggi l‘industria dell’acquacoltura è uno dei settori zootecnici in più rapida crescita a livello globale e garantisce l’immissione sul mercato mondiale di oltre il 47% di animali acquatici. Di questa percentuale, come riporta la FAO, la maggior parte è attribuita all’allevamento di pesce (54,3 milioni di tonnellate), seguita dai molluschi (17,7 milioni di tonnellate) e dai crostacei (9,4 milioni di tonnellate). Questi volumi produttivi sono possibili grazie a tecniche di allevamento intensivo che perfezionate negli ultimi decenni risultano necessarie per soddisfare la crescente domanda di pesce, tecniche che comportano come per altre produzioni zootecniche, la presenza contemporanea di un elevato carico di animali per unità di volume d’acqua.
Questa situazione può favorire lo sviluppo e la diffusione di microrganismi patogeni, aumentando il rischio dell’insorgenza di focolai di malattia, la diminuzione dell’incremento ponderale e la mortalità. Risulta quindi necessario applicare anche a questo importante settore produttivo tecniche il più possibile aggiornate mirate a garantire condizioni di benessere degli animali allevati ed un’elevata qualità sanitaria ed organolettica del prodotto, ad evitare perdite economiche e a presidiare la sostenibilità di queste attività in termini di impatto sull’ambiente.
Per molto tempo, gli agenti chemioterapici, compresi gli antibiotici, sono stati usati come rimedi per le malattie negli animali acquatici e a volte in misura eccessiva; questo uso ha determinato la selezione di microrganismi AMR, diventati quindi resistenti a questi trattamenti. Le più attuali tecniche di acquacoltura applicano protocolli profilattici e terapeutici sostenibili: gli antimicrobici sono sostituiti con alternative ecocompatibili, tra le quali si fa uso di probiotici, prebiotici, post biotici e immunostimolanti.
Una efficace gamma di presidi antimicrobici di origine naturale ci è fornita dal mondo vegetale, infatti i vegetali e i loro estratti possono agire come potenziatori del sistema immunitario, fornendo un’alternativa ecologica per contrastare lo sviluppo dei patogeni che sono responsabili di malattie infettive e diffusive. Numerosi studi dimostrano che le piante e i loro derivati hanno proprietà immunostimolanti e possono risultare modulatori della crescita e dell’appetito, essere miglioratori dell’efficienza nell’utilizzo dei nutrienti e più in generale, dello stato fisiologico dell’animale. Inoltre avere funzione antimicrobica, antinfiammatoria e antitumorale. L’aglio in particolare ha un grande potenziale per modulare alcune di queste funzioni.
Perché l’aglio potrebbe essere un sostitutivo degli antibiotici?
L’aglio (Allium sativum) è una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Liliaceae. È stato usato per secoli come agente aromatizzante, nella medicina tradizionale e come alimento funzionale per migliorare la salute dell’uomo. Infatti l’uomo ha usato l’aglio (Ordine Asparagales, Famiglia Amaryllidaceae) per oltre 7000 anni per scopi culinari e medicinali. È un prodotto vegetale molto comune con benefici nel trattamento dell’insufficienza venosa, dell’ipertensione, per la sua azione antibatterica ed è considerato attivo per diversi altri situazioni patologiche. Negli animali acquatici l’aglio presenta caratteristiche antibatteriche, antiparassitarie, antiossidanti, immunostimolanti ed è studiato, a livello sperimentale come promotore della crescita.
Le sue caratteristiche terapeutiche in dettaglio:
1) Attività antibatterica
L’attività antibatterica deriva dalla modifica della biosintesi dei lipidi e della sintesi dell’RNA nei batteri, inibendo la moltiplicazione di batteri gram-positivi e gram-negativi.
2) Attività antiossidante
Le reazioni di ossidazione possono produrre radicali liberi, responsabili dell’avvio di una reazione a catena che danneggia le cellule. I fenoli e le saponine dell’aglio sono composti che rafforzano il meccanismo di assorbimento dei radicali endogeni e aumentano gli enzimi antiossidanti cellulari come il superossido dismutasi, la catalasi, glutatione perossidasi.
L’uso dell’aglio come integratore alimentare può migliorare anche nei pesci il sistema antiossidante. A questo proposito sono stati testati gli effetti dell’aglio sui vari antiossidanti presenti nella tilapia del Nilo (Oreochromis niloticus) alimentata con diete contenenti diverse fonti di questa pianta, i risultati hanno rivelato un importante incremento delle attività degli enzimi antiossidanti nei pesci. Altri studi hanno rilevato i medesimi effetti nella trota iridea.
3) Attività antiparassitaria
Negli organismi acquatici, la presenza di infestazioni di ectoparassiti non è un’eccezione; la presenza di parassiti nell’acquacoltura ittica è un problema ricorrente che influisce negativamente sulla resa produttiva.
L’attività antiparassitaria dell’aglio come potenziale vantaggio per l’acquacoltura è innegabile; inoltre, l’uso dell’aglio non è solo applicabile ai pesci malati ma anche come misura di prevenzione. È stato sperimentato un trattamento preventivo contro l’infestazione da Neobenedenia sp. (Platyhelminthes) utilizzando cibo integrato con aglio per il barramundi (Lates calcarifer), i cui risultati hanno indicato che l’alimentazione con le diete addizionate di aglio per un ciclo di 30 giorni creano un’azione preventiva efficace con diminuzione del parassita negli animali trattati rispetto ai controlli, del 70%. Questi esperimenti hanno evidenziato che l’aglio causa il distacco del Neobenedenia dai pesci, dimostrando una correlazione positiva tra la concentrazione di aglio e il tempo di distacco e di morte dei parassiti.
4) Attività immunostimolante
L’effetto immunizzante dell’aglio è stato dimostrato nella trota iridea, la tilapia ibrida e nel branzino asiatico. Gli aumenti delle risposte cellulari (attività fagocitaria) e umorali (proteine totali, lisozimi anti proteasi e attività battericida) sono stati registrati dopo l’utilizzo di aglio crudo o estratti di aglio come additivi nei mangimi.
5) Promotore di crescita
L’inclusione di aglio nel mangime per pesci può anche influenzare le prestazioni di crescita a causa dei composti organosolforati come l’allicina, che è un potente stimolante della chemorecezione della maggior parte degli animali acquatici, correlata ad una aumentata assunzione di cibo nei pesci e nei crostacei. Inoltre l’effetto sull’incremento ponderale dell’incorporazione dell’aglio nelle formule alimentari è stato testato in diverse specie acquatiche come crostacei, nei quali l’aggiunta di aglio ha migliorato la performance di crescita dei gamberi e ha avuto un effetto positivo sulla composizione muscolare. Gli stessi risultati si sono avuti nella trota iridea (Oncorhynchus mykiss).
Sono stati inoltre condotti diverse ricerche per valutare l’effetto generale sullo stato di salute e quindi di benessere dell’uso dell’aglio come additivo in mangimi per diverse specie di pesci e crostacei di acquacoltura. La maggior parte degli studi ha riportato, in aggiunta di quanto sopra specificato, anche miglioramenti nei tassi di sopravvivenza. Per i motivi evidenziati l’aglio potrebbe essere un sostituto per molti dei farmaci in uso, rappresentando tra l’altro un’alternativa più economica su scala industriale. Tuttavia, l’uso dell’aglio non è ancora un ingrediente comune nelle diete formulate utilizzate in pescicoltura né nella coltivazione di molluschi come lumache, ostriche, vongole e altri bivalvi, che sono colpiti da malattie virali o parassitarie.
Saranno quindi necessarie ulteriori ricerche che prevedano una diffusione più ampia dei risultati ottenuti, sui meccanismi attraverso i quali i diversi componenti dell’aglio inducono le risposte dell’ospite e influenzano gli agenti patogeni perché questa pianta possa diventare di uso comune in questo settore.