“L’adozione di un sistema di pesca con quote per il pesce spada è un vero e proprio tsunami per l’economia ittica italiana. A rischio reddito e occupazione di un comparto che in Italia produce il 50% delle produzione mediterranee di spada, con circa 5000 tonnellate pescate ogni anno. Il sistema di pesca con quote, già previsto per il tonno rosso, rischia di cambiare l’offerta sui nostri mercati: meno prodotto made in Italy e un +30% di import di prodotto proveniente dal nord Africa, dall’Atlantico e dal Pacifico”. Così l’Alleanza delle cooperative italiane della pesca in merito all’adozione di una piano di ricostituzione dello stock di pesce spada, adottato oggi in Portogallo nel corso dell’assemblea della Commissione europea per la tutela del tonno rosso e dei grandi pelagici (Iccat).
“Ancora una volta- sottolinea l’Alleanza- il principio precauzionale, basato su dati scientifici incerti, ha avuto la meglio sulla tutela dell’occupazione e delle aziende. E questo con scelte che non proteggono meglio la risorsa. Sarebbe stato più corretto intervenire, come avevamo chiesto, con misure di gestione più puntuali come le chiusure spazio-temporali, la ridefinizione degli attrezzi da pesca (lunghezza e numero degli ami), i sistemi di tracciabilità e di identificazione, per evitare che si consumi prodotto di provenienza illecita, la regolamentazione della pesca non professionale. Ringraziamo la delegazione italiana per il difficile lavoro negoziale portato avanti in questi giorni, per sostenere le richieste della pesca professionale. Ora, per tentare di arginare un disastro annunciato, l’Iccat chiede di trovare un’equa e giusta chiave di ripartizione delle quote stabilite: 10500 tonnellate a livello globale, assieme alle altre parti contraenti. Toccherà ora vigilare – conclude l’Alleanza- affinché l’Europa non mortifichi ulteriormente gli interessi nazionali. È indispensabile prevedere misure di sostegno per chi dovrà inevitabilmente uscire dal mercato”.