La fissazione di quote di cattura rischia di innescare manovre speculative sul prodotto e di causare ulteriore disoccupazione in un settore che da qualche anno sta vivendo una congiuntura decisamente negativa. Questo è quanto afferma Coldiretti Impresapesca in riferimento alla decisione dell’assemblea dell’Iccat, l’organizzazione internazionale per la conservazione dei tunnidi nell’oceano Atlantico e Mediterraneo, su una proposta presentata dall’Esecutivo Ue.
Anche dopo l’abolizione delle spadare i pescatori italiani – sottolinea Coldiretti Impresapesca – hanno dato un fortissimo contributo alla riduzione dell’attività della pesca del pesce spada con un ridimensionamento della flotta di palangari che negli anni sono passati da 6500 unità a 3000 sino alle 900 autorizzate in base alle ultime normative. Inoltre – prosegue Coldiretti Impresapesca – la sospensione dell’attività di pesca nei mesi di marzo, ottobre e novembre ha contribuito a una sia pur lentissima ripresa della presenza di pesce spada.
Ora il sistema di pesca con quote – conclude Coldiretti Impresapesca – rischia di ridurre ulteriormente l’offerta Made in Italy e di aumentare le importazioni dal Nord Africa, dall’Atlantico e dal Pacifico se non ci sarà un’equa e giusta chiave di ripartizione della quota stabilita di 10500 tonnellate a livello globale.