Alto Adriatico, prime settimane di fermo pesca: le prime energie sono dedicate alla manutenzione delle unità navali per poter affrontare in sicurezza la nuova stagione di pesca, poi la frenesia si placa e si inizia a fare il resoconto della stagione passata e si pensa al futuro, il quale purtroppo come sempre si prospetta incerto e complicato.
Si ritornerà in bordata a settembre, il giorno 7, dopo 40 giorni di fermo e si inizierà, come ogni anno, con la modalità ridotta di soli 3 giorni per poi rientrare a regime nel mese di novembre con le 4 giornate canoniche.
Bisogna ricordare anche che ci sono delle giornate di fermo pesca aggiuntive, pensate per la salvaguardia delle specie demersali, con cui l’armatore deve fare i conti. Ma mentre in Italia i motopesca appartenenti ai vari GSA pian piano, a blocchi temporali, effettuano lo stop lasciando sprovvisti i vari mercati ittici all’ingrosso di pesce fresco locale, quelli dell’altra sponda dell’Adriatico continuano la pesca senza restrizioni alcuna esportando il loro pescato nei nostri mercati per poi arrivare sulle nostre tavole.
Stesso lavoro ma modalità di esecuzione differente, lo stock ittico dei paesi frontisti non è soggetto a stress o sforzo eccessivo e non c’è la necessità di una riduzione dello sforzo di pesca? Come si può fronteggiare una concorrenza di queste proporzioni?
Quando a settembre i motopesca dell’Alto Adriatico ritorneranno in mare troveranno i mercati già saturi con un decremento del prezzo del prodotto ittico fresco locale.
Già le giornate di pesca annue sono ridotte a circa 140. Si spera poi in una ripresa dopo il fermo ma, con questi presupposti, si inizia con il piede sbagliato.
Le regole per la salvaguardia della risorsa ittica non devono intaccare la salvaguardia della sostenibilità economica.