Il settore della pesca sta attraversando una crisi senza precedenti determinata da diversi fattori: cambiamenti climatici e impoverimento delle risorse, leggi e normative spesso troppo stringenti ma anche e non ultima la pandemia.
Per non restare immobilizzate rispetto al futuro, alcune comunità del Maine hanno optato per la diversificazione della loro attività. Si tratta di un gruppo di pescatori dedito alla pesca di aragoste che ha deciso di coltivare alghe durante la bassa stagione di pesca e di collaborare con l’Atlantic Sea Farms, il più grande produttore di alghe negli Stati Uniti che rappresenta oltre l’80% di tutta la produzione nel paese.
Sono 34 gli allevamenti di alghe creati da partner indipendenti lungo tutta la costa del Maine e si sono perfettamente integrati nell’azienda guidata dall’economista ed ex diplomatica statunitense, Briana Warner.
L’Atlantic Sea Farms ha ottenuto un nuovo round di finanziamento da Desert Bloom Food Ventures che investe e sostiene aziende alimentari dinamiche.
“L’azienda è focalizzata sulla fornitura di opportunità di reddito supplementari per le nostre comunità costiere in un momento in cui il cambiamento climatico e l’aumento delle normative stanno rendendo la pesca dell’aragosta sempre più volatile”, ha fatto sapere Briana Warner, CEO di Atlantic Sea Farms.
Negli ultimi due anni l’azienda ha creato un team dinamico di specialisti che ha permesso di costruire una catena di approvvigionamento completamente unica e rigenerativa in grado di portare nuovi prodotti sul mercato.
Ecco dunque che l’unione dell’esperienza di un gruppo di pescatori e la visione innovativa di aziende emergenti può creare nuove opportunità e benessere per l’uomo e l’ambiente. Il metodo di coltivazione rigenerativa di alghe dell’Atlantic Sea Farms, aiuta anche a proteggere l’ambiente. A partire dal raccolto della primavera 2021, l’azienda ha rimosso circa 150.000 libbre di carbonio dall’oceano del Maine in sole tre brevi stagioni di crescita.