Scattato lo scorso fine settimana, il 17 settembre, il fermo pesca che per 30 giorni, fino al 16 ottobre, interessa la costa italiana dallo Ionio al Tirreno e al Mar Ligure, da Brindisi a Imperia.
“Avremo nuovamente l’occasione di rivedere la frittura di paranza a ottobre”, lo dice Gennaro Scognamiglio Presidente UNCI Agroalimentare. “Ben venga il fermo biologo per i sistemi di pesca a strascico e volante, i rezzaiuoli (piccola pesca) possono così iniziare ad avere una fetta di mercato più ampia”.
Scognamiglio pone l’accento su una pesca più selettiva e una zonizzazione degli specchi acquei diversificati e quindi verso l’urgenza di prevedere un piano di gestione non solo per specie ma anche per mestiere. “Se è vero che l’obiettivo comune da raggiungere entro il 2020 è quello di rendimento massimo sostenibile (MSY), ritengo sia opportuno che i piani di gestione su risorse e mestiere siano direttamente proporzionali allo sforzo di pesca e limitazioni di cattura”, afferma il presidente UNCI Agroalimentare, sottolineando che “un problemino di non poco conto è l’invasione del tonno rosso, specie molto cara all’ICCAT, che nell’Adriatico crea seri problemi alle lampade nella cattura delle acciughe”.
Restando sulla questione del tonno rosso iScognamiglio sostiene che bisognerebbe rifare un piano triennale di catture per la circuizione e prevedere una quota di riserva alla pesca artigianale per un riequilibrio tra le specie, come avviene normalmente per i cinghiali.
“Sarebbe opportuno offrire maggiori opportunità attraverso un processo di economia sociale che integri nelle comunità di pescatori diversificazioni di reddito attraverso i Flag, contemplando il pescaturismo e la possibilità della vendita diretti”, ha aggiunto Scognamiglio.
Inoltre, secondo il presidente, andrebbe rivisto il criterio di sanzioni per il pescatore professionale applicando per il bracconaggio le sanzioni previste ed ancora spostare i controlli dal mare ai punti di distribuzione e vendita.