Oramai è confermato, la notizia sta dilagando ufficialmente mezzo stampa, confermato anche per il 2020 l’indennizzo per il fermo pesca obbligatorio.
Si grida alla vittoria, si espone il trofeo con soddisfazione. Il pescatore riceverà 30 € lordi giornalieri durante il periodo di fermo (precisiamo lordi).
Applicando una tassazione il pescatore riceverà circa 20/22€ netti al giorno, quota che non si avvicina minimamente al compenso minimo salariale previsto dal CCNL in essere, per un periodo di fermo imposto dagli organi competenti e non per difficoltà economiche della ditta.
Quindi, possiamo chiamare questa quota salariale stipendio? Indennizzo?
Anche in questa volta il pescatore è stato beffato dalla burocrazia di Palazzo, non solo sta ancora aspettando l’indennizzo 2018 ma quell’indennizzo non gli permetterà di sostenere tranquillamente la propria famiglia.
La domande sorge spontanea, perché il risarcimento salariale di un fermo tecnico imposto dal Ministero deve essere vessatorie e discriminante per il lavoratore?
Se una fabbrica ferma la catena di montaggio per 1 mese il lavoratore riceve lo stipendio decurtato?