Oceana continua ad esprimere preoccupazioni per quanto riguarda la mancanza di un’azione politica decisiva per fermare la pesca eccessiva nelle acque europee e ha invitato i responsabili delle decisioni a promuovere un cambiamento definitivo per migliorare gestione delle risorse ittiche.
Le informazioni presentate dalla Commissione europea, pubblicate la scorsa settimana, confermano che, dall’adozione nel 2013 dell’attuale regolamento quadro per la pesca, non sono stati apportati miglioramenti sostanziali per la sostenibilità delle risorse ittiche. Nonostante un chiaro obbligo giuridico di eliminare la pesca eccessiva entro il 2015 (in casi eccezionali al più tardi entro il 2020), il suo rapporto è stato ridotto solo dell’1% nelle acque dell’Atlantico, passando dal 42% nel 2013 al 41% nel 2015, mentre nel Mediterraneo è ancora mantenuta a ritmi allarmanti di oltre il 90%, con scorte di specie come nasello, triglie, coda di rospo e melù sfruttati a livelli fino a sei volte superiori a quelli raccomandati dalla scienza.
“Il problema dell’eccesso di pesca non è solo una questione ambientale ma anche socioeconomica e, l’unico modo per garantire veramente la redditività delle oltre 84.000 navi e dei 150.000 pescatori dell’UE è quello di portare le scorte a livelli sani e sostenibili al più presto,” ha dichiarato Lasse Gustavsson, direttore esecutivo di Oceana Europe.
Secondo la relazione più recente di un organismo consultivo dell’UE – Scientific, Technical and Economic Committee for Fisheries (STECF) – basato sui dati del 2015, lo stato attuale delle risorse ittiche dell’UE è piuttosto triste e i progressi raggiunti finora sono troppo bassi per garantire che tutti gli stock ittici siano gestiti in modo sostenibile entro il 2020.
L’ STECF (CSTEP) sottolinea inoltre che le scorte nel Mediterraneo e nel Mar Nero si trovano in uno stato molto scarso. Ed è anche allarmante notare che, negli ultimi anni, il numero di stock valutati in questa regione sia diminuito.
Tuttavia, nell’ultima relazione economica annuale sulla flotta peschereccia dell’UE, la STECF evidenzia che grazie alla maggiore efficienza e ai minori costi del combustibile, insieme con il recupero di alcuni stock, la flotta dell’UE si è spostata da una posizione di perdita nel 2008 a profitti netti pari a 770 milioni di euro nel 2014.
Il futuro delle attività di pesca potrebbe essere più luminoso e produrre maggiori profitti se i responsabili delle decisioni prendessero seriamente in considerazione i consigli scientifici, come spiega un altro studio. Se recuperate e ben gestite, le scorte UE possono produrre annualmente oltre il 57% o 5 milioni di tonnellate di pesci più sostenibili.