È stata pubblicata la scorsa settimana la comunicazione della Commissione Europea relativa alla situazione della politica comune della pesca e alla consultazione sulle possibilità di pesca per il 2018.
Il documento offre una panoramica dello stato di avanzamento della politica comune della pesca (PCP). Riferisce in merito ai progressi compiuti nel conseguire una pesca sostenibile e, in particolare, nel garantire che lo sfruttamento delle risorse biologiche marine vive sia tale da ricostituire e mantenere le popolazioni delle specie pescate al di sopra di livelli in grado di produrre il rendimento massimo sostenibile, il che contribuirà anche a raggiungere un buono stato ecologico dei mari europei entro il 2020.
La relazione si sofferma sull’evoluzione dello stato degli stock, dello stato della flotta dell’Unione, sulla progressiva introduzione dell’obbligo di sbarco e sui progressi in termini di decentramento. Stabilisce, inoltre, i principi alla base della formulazione delle proposte della Commissione sulle possibilità di pesca per il 2018.
Nel report una parentesi interessante riferisce sull’obbligo di sbarco che attualmente si applica a tutte le attività di pesca nel Mar Baltico e nel Mar Nero, nonché a tutte le attività di pesca di specie pelagiche e industriali nell’insieme delle acque dell’UE.
Guardando alla situazione regionale, nel Mare del Nord l’82% di tutti i TAC è soggetto all’obbligo di sbarco. Nelle acque nordoccidentali questa percentuale è pari all’86%, in quelle sudoccidentali è del 77%. Per quanto concerne il volume delle specie demersali soggette all’obbligo di sbarco, esso è pari al 28% nel Mare del Nord, al 46% nelle acque nordoccidentali e al 27% nelle acque sudoccidentali. Se da un lato l’attuazione dell’obbligo di sbarco ha registrato notevoli progressi nella pesca demersale praticata nelle acque nordoccidentali, dall’altro è necessario un impegno più concertato nelle attività di pesca demersale nel Mare del Nord e nelle acque sudoccidentali.
Nel Mar Mediterraneo, dove l’obbligo di sbarco si applica alle specie soggette a taglie minime di riferimento per la conservazione, il 29% degli sbarchi totali è attualmente soggetto all’obbligo di sbarco. Questa percentuale è pari all’82% per le piccole specie pelagiche e al 17% per le specie demersali (compresi i molluschi). La maggior parte delle catture di piccole specie pelagiche è soggetta all’obbligo di sbarco, ma è necessario compiere ulteriori sforzi per integrare meglio la pesca demersale nell’obbligo di sbarco entro il 2019.
Nel Mar Nero l’obbligo di sbarco si applica dal 2017 a tutte le catture di specie soggette a TAC, vale a dire lo spratto e il rombo chiodato.