UNCI Agroalimentare, proprio in questi giorni, ha firmato un documento condiviso da altre Organizzazioni della Pesca Europea del Mediterraneo. Un atto dovuto. Come testimoniato dal documento, i timori di negativi riflessi che la PCP potrebbe avere sull’attività di pesca praticata nel Mediterraneo, sono molti e non privi di fondamento.
Le preoccupazioni riguardano soprattutto i processi decisionali che sono alla base dei MAP ( i Piani di Gestione Multiannali ) che determinano il destino della pesca nel Mediterraneo con i relativi, importanti risvolti ambientali, economici e sociali.
L’ attenzione di UNCI Agroalimentare, così come quella delle altre Organizzazioni, si è focalizzata sulle Proposte di Raccomandazione relative alla Gestione della Pesca nel Mediterraneo presentate dalla Commissione Europea (su mandato del Consiglio Europeo) alla 43esima riunione plenaria della CGPM tenutasi a novembre scorso ad Atene. Queste proposte (relative alle risorse demersali in Adriatico, al corallo rosso, alla pesca dei gamberi nel Canale di Sicilia e alla pesca della Lampuga con i FAD) passate per la CGPM e approvate, diventeranno automaticamente Regolamenti UE. Tutto ciò senza seguire la regolare procedura legislativa e contravvenendo a un principio fondamentale stabilito dal Consiglio Europeo, secondo il quale tutte le misure sottoposte al vaglio della CGPM devono essere preparate con l’adeguato coinvolgimento di tutti i portatori di interesse.
La Commissione Europea sta per ritirare il MAP per i piccoli pelagici dell’Adriatico in quanto, modificato dal Parlamento Europeo, non è più rispondente agli orientamenti della Commissione Europea. A questo punto si teme che la CE, come per questo, anche per i futuri MAP del Mediterraneo decida di presentarli alla CGPM come proposte di raccomandazione aggirando il normale processo legislativo democratico.
UNCI Agroalimentare considera assolutamente impraticabile questa strada: ai paesi che si affacciano sul Mediterraneo deve essere data la possibilità di esprimere il proprio parere chiaramente supportato da motivazioni appropriate e valide.
Ecco allora la necessaria condivisione con le altre Organizzazioni di un appello da rivolgere a tutte le Istituzioni Europee: per approdare alla definizione delle misure di gestione della pesca nel Mediterraneo bisogna rispettare la normale procedura decisionale democratica all’ interno della UE; riteniamo anche indispensabile la consultazione obbligatoria del Consiglio Consultivo della Pesca. Condividiamo tutto ciò nell’interesse supremo dell’ambiente e dei pescatori.