Il distretto ittico di Rovigo e Chioggia è un’eccellenza che fa volare l’economia del Polesine. Questo è quanto emerge dalla ricerca curata dalla direzione Studi e ricerche Intesa Sanpaolo sull’andamento dell’economia della provincia con un focus dedicato proprio al distretto ittico, inserito per la prima volta nel monitor dei distretti industriali del Triveneto di Intesa San Paolo nell’ultimo trimestre del 2017.
I risultati dello studio, presentati lo scorso 23 maggio mostrano numeri che fanno ben sperare nella ripresa dell’economia locale e che mostrano, più in generale, positivi segni di miglioramento. Alla presenza del presidente di Cassa di risparmio del Veneto Federico Meo, del vicepresidente Fabio Ortolan e di Giovanni Foresti ed Anna Maria Moressa, curatori dello studio, gli indicatori hanno rivelato che, nel complesso del Triveneto, ci sono buoni segnali di incremento degli investimenti previsti nel 2018 soprattutto nelle imprese di media e di piccola dimensione, per il rinnovamento dei macchinari e l’ampliamento della capacità produttiva e per l’innovazione in termini di ricerca e sviluppo (r&s), Ict, brevetti e certificazioni.
L’aspetto che rimane da potenziare è l’accelerazione delle competenze digitali delle risorse interne delle aziende: solo una impresa su cinque avrebbe già intrapreso percorsi di formazione mirati e si tratterebbe per lo più di imprese di medie dimensioni. È necessario anche “ringiovanire” la gestione aziendale con l’immissione di giovani sotto i 35 anni: dall’analisi svolta a campione sulle imprese italiane nelle diverse fasi del ciclo di vita delle stesse (dalle start up alle imprese mature), risulta che la crescita del fatturato tra il 2011 e il 2016 delle imprese “giovanili” (condotte cioè da giovani sotto i 35 anni) supera nei valori mediani quella delle altre imprese non gestite da giovani. La provincia di Rovigo è perfettamente in linea con la percentuale regionale e nazionale di imprese giovanili, con una percentuale del 9, 3%.
La filiera ittica veneta dimostra una spiccata specializzazione nell’acquacoltura, che con i suoi addetti rappresenta il 38,6% del totale nazionale (censimento 2011). All’interno della regione le principali province dove si concentrano anche le attività di pesca sono Rovigo e Venezia, con una flotta di 659 barche concentrata nelle marinerie di Chioggia, Polesine, Caorle e Venezia. Nel generale ridimensionamento della flotta veneta avvenuto tra il 2006 e il 2016, il Polesine ha subito un minor calo di imbarcazioni ed ha incrementato la potenza motore e la stazza delle stesse.
Nel distretto ittico del Polesine e del Veneziano operano 3.328 imprese (2016) di cui il 46% nell’acquacoltura, dove tra il 2006 e il 2016 si è registrato il maggiore impulso sia in termini di Imprese (+758 nel Veneto) che di occupati (+1.696). Nella produzione ittica prevale il mercato di Chioggia, seguito da quello di Pila-Porto Tolle; quest’ultimo fornisce il 50% del pesce azzurro regionale e il 44% dei molluschi.
L’acquacoltura del Polesine rimane il vero fiore all’occhiello dell’area, con il 78% della produzione veneta di vongole e il 60% dei mitili regionali. Si sta facendo strada sempre più la coltura in mare aperto, la cui produzione è triplicata tra il 2006 e il 2016 e rispetto alla coltura in laguna consente l’utilizzo di impianti più innovativi e redditizi. Tra i prodotti ittici il mercato dei molluschi, sia vivi sia conservati, è quello che si è sviluppato maggiormente sui mercati internazionali, sia nelle esportazioni (29,5 milioni di euro nel 2016) sia nelle importazioni (226,4 milioni di euro), a conferma di una domanda crescente del mercato interno.
Nel 2017 il distretto ittico del Polesine e del Veneziano ha toccato i 102,8 milioni di esportazioni, con una crescita del +20% rispetto ai valori del 2008 e in sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente: da una parte è aumentato l’ittico Veneziano (+0,8%) dall’altra l’ittico rodigino è leggermente calato (-2,1%). Interessante anche osservare come l’aumento complessivo delle importazioni del distretto (+3,4%) sia da imputare principalmente all’importazione di pesci, crostacei e molluschi lavorati e conservati.
La Germania rimane il principale mercato di sbocco: con 34,5 milioni di euro rappresenta il 33,5% delle esportazioni del distretto, nonostante la leggera contrazione subita nel 2017 (-1,5%). Si è invece registrata una buona crescita in Austria, e in modo più deciso in Ungheria, Croazia e Paesi Bassi. Sul lato delle importazioni, la Spagna seppur in leggero calo rispetto all’anno precedente è il principale player con 122,6 milioni di euro, seguito da Danimarca, Francia e Marocco, questi ultimi in deciso aumento nell’ultimo anno.
Infine l’analisi del campione interno di imprese appartenenti al distretto (si tratta di 76 società di capitale per un totale di 892,1 milioni di fatturato nel 2016), restituisce un quadro di assoluta eccellenza: si osserva infatti che il fatturato è cresciuto (valore mediano) in modo brillante sia nel lungo (+34,4% tra il 2008 e il 2016) che nel breve periodo (+9,7% tra il 2015 e il 2016).
La presentazione della ricerca sull’economia polesana è stata l’occasione anche per presentare alcune iniziative messe in campo dalla Cassa di risparmio del Veneto per il territorio. Come ha spiegato il presidente Meo, il “Programma filiere” consente di dare importanti benefici nel miglioramento del rating dei fornitori che vengono identificati come strategici dal capo-filiera. A fine marzo sono stati sottoscritti oltre 560 contratti di filiera sul territorio nazionale, di cui 61 nel Veneto, che hanno coinvolto oltre 15.200 fornitori per un giro d’affari complessivo di oltre 70 miliardi. Al programma ha aderito anche Confindustria Venezia Area Metropolitana Venezia Rovigo. Per tale territorio hanno sottoscritto il contratto 7 aziende capofila, per un totale di 800 dipendenti, 65 imprese fornitrici e un giro d’affari di 530 milioni di euro.