La pesca oramai è un settore indubbiamente in crisi, quotidianamente si leggono notizie apparentemente a favore delle imprese di pesca ma in realtà non è così.
Regolamenti Ue, Dlgs e circolari stanno mettendo in seria difficoltà la sopravvivenza delle imprese di pesca italiane. Ma purtroppo questo non basta ci si mette anche il gap burocratico della gestione degli scavi dei canali e la messa in sicurezza degli ormeggi e delle banchine.
Molti porti pescherecci soffrono del problema dell’insabbiamento dei canali e di conseguenza grosse difficoltà ad uscire in bordata o a rientrare senza rischiare l’arenamento con relativi danni.
Una fra tutti il porto della marineria di Chioggia. In questi giorni gli amatori si trovano in grossa difficoltà a causa della bassa marea e dell’interramento dei canali navigabili.
I motopescherecci sono praticamente in secca, senza riserva di galleggiabilità e questo comporta una mancanza di stabilità e quindi una nave che sbanda.
Questa situazione oramai si protrae da anni senza che una soluzione sia stata trovata, colpa degli enti a matrioska, colpa della burocrazia, colpa di un settore figlio di un Dio minore.
Purtroppo alla fine le conseguenze sono sempre a carico dell’armatore e di conseguenza del personale imbarcato.
La situazione fondali ormeggi non è assolutamente da sottovalutare, la messa in sicurezza e la garanzia di un entrata ed uscita in bordata in sicurezza è un diritto che deve essere assicurato all’armatore.
Come Chioggia soffre di questo problema la marineria di Caorle, quella di Pila e tante altre da nord a Sud dello stivale.
Giusto garantire la salvaguardia dei prodotto ma è anche giusto e doveroso garantire la salvaguardia dell’impresa ittica e la continuità lavorativa e salariale.
Assurdo aspettare la marea favorevole per poter cercare di uscire in bordata nella speranza di non danneggiare la nave.