La Tunisia punta sullo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura e della pesca, con l’obiettivo di incentivare l’occupazione a basso impatto ambientale per le popolazioni costiere. La pesca e le varie tipologie di acquacoltura risultano tradizionalmente praticate lungo le lagune costiere del Mediterraneo a partire dall’antichità e in Tunisia sono parte del patrimonio culturale del territorio. La ricchezza di varietà ittiche locali ha sempre rappresentato una fonte di reddito importante per le popolazioni autoctone e per le piccole imprese costiere. La gestione e la tutela della pesca hanno contribuito a preservare gli ecosistemi locali, sebbene alcune zone risultino gravemente danneggiate a causa delle bonifiche e dell’utilizzo da parte delle grandi industrie del territorio.
Le lagune e le zone costiere sono divenute una preoccupazione ambientale. L’inquinamento, la pesca non regolarizzata e tracciata, i conflitti idrici crescenti e i fattori sociali hanno fortemente modificato il funzionamento e la struttura sociale degli ecosistemi costieri. La laguna di Biserta vive attualmente delle problematiche ambientali conseguenza delle acque reflue delle cittadine locali, dagli stabilimenti ittici industriali non sostenibili e della cattiva gestione politica. Alcune zone della laguna soffrono di eutrofizzazione, con numerosi effetti negativi sull’ambiente e sul reddito locale legato alla piccola pesca e all’acquacoltura. Un problema crescente che vede l’aumento dei conflitti tra mitilicoltori e pescatori derivanti dall’utilizzo non intelligente degli spazi costieri e della pesca, delle imbarcazioni e dal rilascio di inquinanti frutto della lavorazione della pesca. Le autorità locali stanno tentando di affrontare le problematiche ambientali e risolvere i conflitti sociali in corso sostenendo e valorizzando progetti legati alla pesca di qualità, sostenibile, tracciabile e innovativa e con l’istituzione di un programma di gestione della pesca e dell’acquacoltura. In collaborazione con l’Ufficio subregionale della FAO per il Nord Africa in Tunisia, il Ministero dell’agricoltura, delle risorse idriche e della pesca della Tunisia e l’Università di Alicante (Spagna) sono state sviluppate alcune attività di acquacoltura con un’analisi della loro portata economica per le popolazioni locali. Inoltre, verranno raccolte anche informazioni sociali ed economiche per elaborare progetti specifici adatti al territorio locale. Seguendo tali dinamiche, un altro progetto volto a garantire tracciabilità, sostenibilità e promozione delle economie locali è SUREFISH. Il progetto vede il coordinamento dell’Italia con ENCO SRL e l’Università degli Studi di Napoli Federico II, insieme ad altri quattro Paesi, Egitto, Libano, Spagna e Tunisia.
Al centro dell’idea progettuale c’è la valorizzazione e la tutela della pesca, in particolare per acciuga, cernia, tilapia e tonno rosso, con la finalità di garantire la tracciabilità del prodotto ittico nel Mediterraneo per combattere le frodi alimentari. In Tunisia il progetto è coordinato da Slow Food Tebourba Association e Gi.&Me Association, presieduta da Franz Martinelli, e vuole sviluppare e implementare una soluzione globale che integri sicurezza, tracciabilità e autenticità per la catena di approvvigionamento della pesca locale. L’implementazione del progetto SUREFISH favorirà la promozione del consumo di pesce e il miglioramento della sicurezza alimentare lungo tutta la filiera con un ulteriore miglioramento della qualità, sostenibilità e competitività, con particolare riferimento alle piccole aziende della Tunisia.