Mangiare pesce per salvare il pianeta! Ne sono convinti circa cento ricercatori scientifici provenienti da tutto il mondo e coinvolti in un progetto di studio commissionato dallo Stockholm Resilience Centre, dalla Stanford University e dall’organizzazione alimentare norvegese EAT. Ricercatori che ritengono fondamentale mangiare più frutti di mare per dare un contributo importante alla risoluzione di alcune delle sfide ambientali e sociali della Terra, a partire dal potenziamento e dalla valorizzazione dell’acquacoltura.
I ricercatori provengono da oltre venticinque istituzioni scientifiche internazionali e hanno valutato l’importanza dei prodotti ittici nel garantire sistemi alimentari sani, equi e sostenibili nel prossimo futuro. Producendo una serie di articoli scientifici dal titolo “Blue Food Assessment”, prevedono che la domanda raddoppierà.
Mangiare pesce per salvare il pianeta è dunque una teoria che, a detta dei ricercatori, fa leva su alcuni punti essenziali:
- la popolazione mondiale ha bisogno di mangiare più pesce per aiutare a risolvere le sfide ambientali, dietetiche e sociali del pianeta;
- i frutti di mare hanno più benefici nutrizionali e in termini di sostenibilità rispetto agli alimenti di origine animale provenienti dall’agricoltura;
- la domanda di prodotti ittici dovrebbe raddoppiare entro il 2050;
- la crescita deve provenire dall’acquacoltura, poiché esiste un notevole potenziale di sviluppo; e la diversità del mare va sfruttata, ancor più di quanto lo si faccia oggi.
“Le battaglie dietetiche sono state spesso tra carne e piante, quindi l’enorme potenziale del mare è stato ampiamente trascurato – ha spiegato Renate Larsen, amministratore delegato del Norwegian Seafood Council – Con questi rapporti, i prodotti ittici hanno fatto un grande salto nell’importante dibattito sui nostri futuri sistemi alimentari. È una grande sfida e offre letteralmente un mare di opportunità – ha aggiunto Larsen – Allo stesso tempo è un compito che comporta anche una grande responsabilità. Dobbiamo continuare a sviluppare un’acquacoltura sostenibile, promuovere una pesca responsabile e ben gestita e garantire che i consumatori possano prendere decisioni consapevoli e ben informate sulle loro scelte alimentari“.