Il nuovo accordo sulle misure tecniche per la pesca raggiunto da Parlamento, Consiglio e Commissione Ue, prevede il divieto totale della pesca elettrica ai pescherecci dell’Ue in tutte le acque che frequentano, anche al di fuori dell’UE, entro il 30 giugno 2021. L’accordo verrà votato in Plenaria in una delle prossime sedute.
Fino ad allora, i pescherecci da traino già equipaggiati con l’energia elettrica potranno continuare ad avvalersi delle esenzioni accordate dal 2007, vale a dire entro il limite del 5% dei pescherecci da traino degli Stati membri. Nessuna nuova deroga sarà ammessa. Inoltre, l’accordo politico raggiunto specifica che la ricerca scientifica deve essere rigorosamente controllata, con un numero limitato di navi (sei navi, decisamente troppe) e l’avvallamento dell’organismo scientifico della Commissione europea (il Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca).
A portare avanti la battaglia in prima linea è stata l’organizzazione francese BLOOM.
Marco Affronte, europarlamentare del gruppo europeo Verdi-ALE, non è però pienamente soddisfatto dell’esito del trilogo. “È un dossier enorme, importantissimo e pieno di possibili ripercussioni, positive o negative, sui mari europei e sulla pesca. È questo il motivo per cui è sempre stato rimandato. È infatti questa la terza legislatura che tenta di approvarlo. È anche questo il motivo per cui ridurre questo dossier a un referendum pro o contro la pesca elettrica è ridicolo è controproducente”.
“Essere riusciti a garantire lo stop alla pesca con impulsi elettrici a partire dal primo luglio 2021 è un risultato che non credo sia compensato da un dossier che è pieno di lacune e davvero poco attento alla tutela del mare. Sul famoso articolo 4, quello nel quale avremmo dovuto inserire target di cattura numerici per andare incontro agli obiettivi di sostenibilità, non ho sentito altrettante critiche come sulla pesca elettrica e invece era un punto essenziale”.
“Senza obiettivi di riduzione delle catture ogni stato membro andrà in ordine sparso, allontanandosi inevitabilmente dalla linea della politica comune di pesca. Credo sia stata un’occasione persa perché dall’Europa venisse un fortissimo segnale di comprensione rispetto all’urgente bisogno di difendere l’ambiente marino”, ha concluso Affronte.