In futuro potremmo avere meno pesce a tavola o di dimensioni più piccole. L’offerta mondiale di prodotti ittici è destinata a cambiare in modo sostanziale, con molte persone che non potranno più consumare la stessa quantità di pesce a cui sono abituate ora, secondo uno studio della University of British Columbia che punta il dito contro il cambiamento climatico, l’acidificazione degli oceani, la pesca eccessiva e la distruzione degli ecosistemi marini.
L’indagine è stata presentata in Giappone dal team internazionale di ricerca del programma Nereus, che si occupa di studiare il futuro degli oceani e della pesca a livello mondiale. Stando agli esperti, è necessario correre ai ripari percorrendo due strade: migliorare la governance degli oceani per garantire una pesca sostenibile, e al contempo ridurre le emissioni di CO2.
“I tipi di pesce che porteremo in tavola saranno in futuro molto diversi”, spiega William Cheung, co-direttore del programma Nereus. “I pescatori cattureranno molte più specie di acqua calda, dalle dimensioni inferiori, e questo influenzerà l’approvvigionamento ittico proveniente sia dalle attività di pesca nazionale e d’oltremare, sia dalle importazioni”.
In molte regioni del Pianeta, proseguono gli studiosi, i cambiamenti previsti condurranno a un declino delle attività di pesca, così come a un’alterazione della biodiversità marina e della catena alimentare.