Uno studio pubblicato dall’Osservatorio Ue sul mercato ittico e dell’acquacoltura (EUMOFA) cerca di fare il punto sulle diverse possibilità di utilizzo delle catture involontarie. Non possono essere rigettati in mare i pesci catturati già morti, o sotto la taglia minima per la commercializzazione, o anche esemplari oltre la quota assegnata per una specie in una determinata area.
L’articolo 15 del regolamento n. 1380/2013 che ha riformato la Politica comune della pesca (PCP) ha infatti introdotto il così detto obbligo di sbarco che, dopo una transizione graduale durata circa quattro anni, è entrato in vigore dal 1 giugno 2019.
Dal momento che tutti i pescherecci europei sono obbligati a sbarcare e contabilizzare le catture involontarie, si pone anche il problema di come poterle utilizzare. In tal senso, lo studio dell’EUMOFA valuta gli sbocchi di mercato esistenti e potenziali per le catture indesiderate nell’ambito dell’obbligo di sbarco, ma anche le prospettive e le possibili modifiche del mercato a seguito del divieto di rigetto in mare.
Secondo la PCP, le catture indesiderate dovrebbero essere evitate e ridotte il più possibile. Tuttavia, si dovrebbe fare anche un uso migliore di tali catture senza però creare un mercato. Nello studio utilizzi per ottenere farina e olio di pesce, ma anche mangimi per animale, sono risultati essere gli unici sbocchi di mercato economicamente praticabili al momento.
Il prezzo delle catture indesiderate è di solito più basso rispetto al prezzo medio delle catture destinate al consumo umano. I redattori dello studio ritengono che la combinazione di prezzi bassi e di costi elevati per lo stoccaggio e il trattamento di queste catture riduce l’incentivo per i pescatori a sbarcare e/o a segnalare queste catture.
Le organizzazioni di produttori svolgono un ruolo cruciale in tal senso, si legge nel rapporto. Una più stretta collaborazione tra i pescatori e le OP con i porti e gli operatori di mercato che dispongono di infrastrutture esistenti per la raccolta degli scarti di pesce e di altre materie prime per la produzione di farina e olio di pesce, potrebbe potenzialmente ridurre l’onere dei costi per l’industria della gestione di queste catture indesiderate.
È improbabile che una tale riduzione dell’onere dei costi possa rendere gli sbarchi di queste specie direttamente redditizi per i pescatori, ma potrebbe rendere lo sbarco di catture indesiderate sufficientemente più tollerabile per consentire ai pescatori di rispettare il divieto di rigetto in mare in termini di registrazione, dichiarazione o sbarco delle catture indesiderate
A inizio mese, l’Agenzia europea di controllo della pesca (EFCA) ha pubblicato tre relazioni di valutazione della conformità sull’attuazione dell’obbligo di sbarco
L’obbligo di sbarco è contenuto in un regolamento europeo ed è dunque direttamente applicabile senza alcun bisogno di leggi di recepimento. Ogni problema relativo a ritardi nell’applicazione riguarda esclusivamente l’attuazione delle misure e non una loro trasposizione nell’ordinamento dello Stato membro.