La Commissione europea ha pubblicato il “Report 2020 sull’economia blu dell’UE”, in cui fornisce una panoramica dei risultati dei settori economici dell’Unione europea connessi agli oceani e all’ambiente costiero. Con un fatturato di 750 miliardi di euro nel 2018, l’economia blu dell’UE gode di buona salute. Nel 2018 il numero di posti di lavoro in questo settore è aumentato addirittura dell’11,6 % rispetto all’anno precedente, raggiungendo i cinque milioni di occupati. Nonostante le gravi ripercussioni della pandemia di coronavirus sui comparti del turismo costiero e marino, della pesca e dell’acquacoltura, nell’insieme l’economia blu è potenzialmente in grado di dare un enorme contributo alla ripresa in senso ecologico, la cosiddetta “ripresa verde”.
Il Commissario europeo responsabile per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevičius, ha dichiarato: “L’energia rinnovabile e gli alimenti che traiamo dal mare, il turismo costiero e marittimo sostenibile, la bioeconomia blu e molte altre attività che costituiscono l’economia blu ci aiuteranno ad uscire più forti, più sani, più resilienti e più sostenibili da questa crisi. Stiamo facendo il possibile per attutire l’impatto del confinamento, proteggere i posti di lavoro nell’economia blu e il benessere delle nostre comunità costiere, senza rinunciare alle nostre ambizioni ambientali.”
La Commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani e responsabile del Centro comune di ricerca (JRC), Mariya Gabriel, ha dichiarato: “Attraverso la strategia dell’Unione europea per la crescita blu continuiamo a promuovere una crescita sostenibile nei settori marino e marittimo. La ricerca e l’innovazione sono pilastri fondamentali di questa risposta europea. Faremo in modo che la ricerca, l’innovazione e l’istruzione contribuiscano alla transizione verso un’economia blu europea. La relazione di oggi si inquadra in questo sostegno scientifico, dandoci informazioni preziose sui risultati economici delle attività marine europee e mettendo in evidenza gli ambiti d’azione prioritari.”
L’ambiente marino, che di norma associamo ad attività tradizionali quali la pesca o i trasporti, dà vita in realtà ad un numero crescente di settori emergenti e innovativi, tra cui l’energia marina rinnovabile. L’UE, leader mondiale per la tecnologia energetica oceanica, si avvia a produrre fino al 35 % della sua energia elettrica da fonti offshore entro il 2050.
Per la prima volta, la relazione affronta nei dettagli la dimensione ambientale dell’economia blu, contribuendo in tal modo anche al conseguimento degli obiettivi ambientali. Con una riduzione del 29 % di CO2 per unità di valore aggiunto lordo tra il 2009 e il 2017, la crescita della pesca e dell’acquacoltura si dissocia ormai nettamente dalla produzione di gas a effetto serra. La relazione, inoltre, sottolinea la correlazione tra una pesca sostenibile e risultati economici positivi.
Il processo di ecosostenibilità è in corso anche in altri settori. Il trasporto marittimo, spronato dall’introduzione del limite massimo di zolfo da parte dell’Organizzazione marittima internazionale per il 2020, sta prendendo sempre più in considerazione fonti energetiche a minor intensità di CO2. Una rete di “porti verdi” sta inoltre riducendo l’impronta ecologica di questi crocevia tra l’oceano e la terraferma economicamente così importanti.
La relazione prende in esame anche il valore economico di diversi servizi ecosistemici forniti dall’oceano, tra cui gli habitat per la vita marina, il sequestro della CO2 e i processi che influenzano i cambiamenti climatici e la biodiversità.
Con cinque milioni di occupati nel 2018, il numero dei posti di lavoro nell’economia blu dell’UE è aumentato dell’11,6 % rispetto all’anno precedente. Questa crescita è stata trainata principalmente dal settore del turismo costiero. In meno di un decennio i posti di lavoro nel settore dell’energia eolica offshore sono aumentati di nove volte. Questi dati sono la prova che l’economia blu dell’UE ha superato gli effetti devastanti della crisi economica e finanziaria del 2008. Poiché l’attuale crisi dovuta al coronavirus ha un impatto su tutti i settori economici, inclusa l’economia blu, la Commissione europea ha adottato tempestivamente misure incisive per proteggere l’economia dell’UE, anche nei vari comparti dell’economia blu.
L’UE sostiene l’economia blu attraverso vari strumenti. Il Fondo europeo per gli investimenti strategici ha investito oltre 1,4 miliardi di euro in progetti riguardanti l’energia eolica offshore e ha offerto un ingente sostegno ad altri comparti dell’economia blu, tra cui lo sviluppo dei porti e il trasporto marittimo pulito.
La piattaforma BlueInvest della Commissione europea e il Fondo europeo per gli investimenti hanno erogato sovvenzioni per 22 milioni di euro nel 2019 e 20 milioni di euro nel 2020 a favore di start-up innovative nel settore dell’economia blu. Nel 2020 è stato inoltre creato un nuovo fondo BlueInvest. Anche la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo finanzia una serie di progetti riguardanti l’economia blu.