Riduzione sforzo pesca West Med – Giunto a conclusione il Consiglio Agrifish: particolarmente lungo il negoziato che ha avuto come tema centrale le opportunità di pesca nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero. Per gli Stati Membri, il nodo da sciogliere era la riduzione dello sforzo di pesca per il 2021, che la Commissione Europea voleva al 15% – 17%, recepito il parere del Comitato Scientifico.
Per il Nuovo Quadro di Regolamentazione pesca 2021, la percentuale di riduzione dello sforzo di pesca per gli stock demersali del Mediterraneo occidentale è fissata al 7,5%.
“Temevamo un compromesso di questo tipo che altro non può fare che scontentare l’intero settore. Dopo la riduzione dello sforzo di pesca del 9% del 2019, e del 10% del 2020, questo ulteriore taglio viene recepito come una vera e propria menomazione per il settore. I Piani Nazionali prevedevano già tali riduzioni?
Ad oggi era necessario considerare anche le gravi conseguenze economiche generate dal Covid, con perdite paralizzanti per il settore soprattutto a causa della chiusura del canale HO.RE.CA che impedisce lo smercio del pescato fresco. La riduzione stabilita dal Consiglio, a parere di questa Associazione, avrà conseguenze catastrofiche per la pesca a strascico italiana: parliamo di quasi 2500 pescherecci e più di 6000 pescatori che, temiamo, per riuscire a sopravvivere aumenteranno le ore trascorse in mare con evidenti problemi di sicurezza sul lavoro e probabilmente si volteranno a pratiche di pesca clandestine.
Non è questo che volevamo e vogliamo, ma il contesto europeo pare non tenere in debito conto le specificità nazionali. Apprezziamo il grande impegno prima di tutto della Ministra Bellanova e, a seguire, quello della politica italiana che, con questo compromesso, ha almeno limitato i danni . Certo la progressiva e costante diminuzione delle giornate lavorative non garantisce la redditività delle nostre imprese; le GSA italiane debbono dotarsi di Piani di Gestione che si salvaguardino l’ambiente e la risorsa, ma che tengano comunque presenti quelle che sono le esigenze di una pesca multispecifica e soprattutto le opportunità di reddito degli operatori.
Mi sento di affermare che a questo punto va addirittura rivisto il concetto stesso di sforzo di pesca, cercando soluzioni alla sostenibilità ambientale che guardino e nuove metodologie di gestione, di prelievo e di commercializzazione della risorsa. Come sosteniamo da sempre, bisogna puntare tutto sull’evidenza scientifica, su dati elaborati e forniti da ENTI che siano in grado di dare una fotografia reale dello stato della risorsa e suggerire le direttive più opportune per l’adeguato sfruttamento della stessa.
Siamo delusi di questo risultato, lo affermiamo senza remore. Attendiamo, a breve giro, i decreti Mipaaf che pianificano l’attività di pesca dell’anno venturo. Disattese le speranze europee, speriamo che i nuovi provvedimenti non sotterrino, stavolta davvero, la sostenibilità economica della pesca italiana”.
Così Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale UNCI Agroalimentare.