Inizio d’anno coi botti, è il caso di dire: peccato che non ci sia niente da festeggiare, anzi. Nessuno si aspettava miracoli dal 2021, ma purtroppo molte delle speranze che il nuovo anno avrebbe potuto segnare l’inizio, seppure faticoso, di una ripresa per il settore ittico, sono state subito disattese. Già il cosiddetto Decreto Agosto aveva rivisto, al rialzo, i criteri di calcolo dei canoni relativi all’ utilizzo delle aree e delle pertinenze demaniali, stabilendo comunque in 2500 euro la soglia minima di riferimento. Il citato Decreto presentava una sorta di genericità che non ha impedito la nascita di notevoli preoccupazioni anche tra i pescatori. La Legge di Bilancio 2021 ha reso ufficiale e dunque operativo il provvedimento che sancisce un aumento dei canoni in questione che si attesta addirittura al 600%; provvedimento che purtroppo tocca anche le concessioni demaniali marittime per le attività di pesca e dell’acquacoltura.
“L’ennesima beffa che i nostri pescatori sono costretti a subire e che, chiaramente, si traduce in un danno economico ingente, l’ennesimo. Già nel Decreto Agosto si faceva riferimento ad aumenti relativi ai canoni delle concessioni demaniali marittime ‘con qualunque finalità’, e quindi temevamo che i ritocchi riguardassero anche quelle ad uso di pescatori e acquacoltori. Confidavamo nel buon senso dei legislatori, i quali invece sembrano ignorare che provvedimenti di questo tipo e soprattutto di tale portata, contribuiscano ad affossare la pesca. Il nuovo anno è iniziato con un provvedimento che è una vera e propria stangata per il settore e che personalmente considero illogica e inapplicabile. La mia Associazione ha più volte ribadito, soprattutto durante le audizioni di Camera e Senato, che questa dell’aumento dei canoni demaniali era una circostanza non secondaria e da vagliare con attenzione e lungimiranza. I nostri appelli sono rimasti inascoltati, ma non ci arrendiamo. Cercheremo ulteriore dialogo con le Regioni e con tutti gli Organismi Intermedi: non possiamo permettere che la pesca e l’acquacoltura cadano sotto questo ennesimo colpo; il settore si è rivelato importantissimo durante l’emergenza Covid assicurando prodotto fresco e di qualità alle tavole degli italiani. Il mio, il nostro impegno è finalizzato alla salvaguardia del settore e di tutti gli operatori; non abbiamo intenzione di accettare provvedimenti come questi che altro non fanno che generare gravissime conseguenze in termini economici e occupazionali. “
Così Gennaro Scognamiglio presidente nazionale UNCI Agroalimentare.