Che la pandemia abbia letteralmente messo in ginocchio l’economia Italiana compreso il settore pesca oramai è innegabile, le manovre economiche a sostegno del settore sono state ad oggi una boccata di ossigeno utile per poter sopravvivere. Ma un’altra ombra oscura si sta calando tra i pescatori, in questi giorni si è ricominciato a parlare di SIC (sito di interesse comunitario) e AZA (zona allocate per acquacoltura in ambiente marino) da creare in Alto Adriatico, in tratti di mare inseriti entro le 12 miglia dalla costa.
Questa nuova realtà sarà la ripresa o il declino?
Interdire un tratto di mare, perché questo si sta facendo, negando la possibilità ai pescatori di poter effettuare la bordate di pesca in quella zona sarà a favore dell’economia della filiera ittica?
Nella zona Alto Adriatico ci sono varie tipologie di pesca, molte lavorano prevalentemente con licenza di 4 miglia dalla costa, senza considerare tutte quelle realtà le quali hanno focalizzato e specializzato il loro lavoro sulla pesca con reti da posta garantendo all’utente prodotto fresco, locale e giornaliero. Qualora questa aree venissero create e quindi interdette alla pesca cosa succederà all’economia di quelle realtà lavorative, siamo sicuri che si sta andando verso la giusta rotta per salvaguardare la pesca costiera professionale locale, o si sta andando contro corrente alimentando il disarmo permanente dei motopesca?
Negli anni itticoltura ed acquacoltura stanno pian piano allargando sempre di più i loro orizzonti ne danno
dimostrazione i continui contributi economici elargiti per il settore, ma questo non porta ad una valorizzazione del prodotto pescato, non incentiva il lavoro del pescatore, o meglio del pescatore come tutti conosciamo da sempre.
Una volta si diceva il futuro è alle porte e porterà benefici a tutti, ne siamo proprio sicuri?