La decrescita della flotta peschereccia siciliana si è finalmente arrestata, si è ricominciato pure a costruire qualche nuova imbarcazione, in particolare per la pesca artigianale. Per la pesca d’altura invece vi è la necessità di piani di gestione condivisa delle risorse insieme ai Paesi della sponda sud del Mediterraneo attraverso la “strategia blu”, di promuovere l’innovazione tecnologica del comparto e mirate attività per la valorizzazione del prodotto ittico siciliano.
Sono queste, in sintesi, le novità emerse nel corso della riunione dell’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo, braccio scientifico del Distretto della Pesca e Crescita Blu, che si è tenuta a Palermo, presso la sede del Parlamento Siciliano, per la presentazione del “Rapporto sulla Pesca e sull’Acquacoltura in Sicilia – 2017”. Alla redazione del Rapporto, previsto dalla Legge Regionale n° 16 del 2008, hanno collaborato i ricercatori, i giuristi e gli economisti componenti dello stesso Osservatorio guidato dall’Ing. Giuseppe Pernice. Il Rapporto fornisce una “fotografia” degli aspetti tecnico–biologici, ambientali e socio-economici della filiera della pesca siciliana e mediterranea.
“Il dato più significativo – ha sottolineato Pernice – è la stabilizzazione del flusso di decrescita del numero di pescherecci della flotta siciliana (10 anni fa in Sicilia vi erano circa 4.000 battelli da pesca), siamo intorno a 2700 motopescherecci dopo una decrescita fortissima nel periodo fra il 2010 e 2013. Da questo dato può iniziare la ripresa”. Nel Rapporto, attraverso un capitolo curato dal dott. Sergio Vitale (IAMC-CNR), si evidenzia la crescita della pesca artigianale, grazie anche ai bandi regionali, la cui flotta costituisce il 70% dell’intera siciliana. Anche l’acquacoltura, al quale dedicato un capitolo curato dal dott. Simone Mirto (IAMC-CNR), registra una ripresa con la realizzazione di nuovi impianti.
Il Presidente del Distretto della Pesca e Crescita Blu, Giovanni Tumbiolo, ha presentato la proposta della “Blue Economic Zone” nel Mediterraneo, una rete di cluster produttivi che insieme operano sinergicamente. “La blue economy e le buone pratiche dell’economia circolare e della bio-economy – ha detto Tumbiolo – sono il software, il modello economico del cluster rappresenta invece l’“hardware” adatto per sviluppare progetti condivisi e per gestire responsabilmente le risorse in comune fra i Paesi del Mediterraneo”.
“Quella di oggi è stata un’occasione importante, di approfondimento. – Ha dichiarato Edy Bandiera, Assessore all’Agricoltura, Sviluppo Rurale e Pesca Mediterranea della Regione Siciliana – Ereditiamo scelte dell’U.E. ma abbiamo dei dati confortanti che ci fanno sperare, a partire dall’arresto della pratica delle demolizioni. Il Governo regionale ha la possibilità di intervenire con politiche di sviluppo e la ‘regionalizzazione’ del settore attraverso strumenti normativi. Bisogna intervenire a tutti i livelli, anche sul piano della cooperazione transfrontaliera; i pescatori siciliani – ha avvertito l’Assessore Bandiera – non chiedono contributi o privilegi ma soltanto di potere avere le stesse condizioni dei pescatori di altre marinerie; servono regole uniche per la pesca nel Mar Mediterraneo”