La pesca in Thailandia è un settore mortificato, in cui nonostante le azioni intraprese a tutela permangono schiavitù, omicidi e corruzione. Si ricordi che il comparto pesca thailandese vede un giro d’affari miliardario, nel quale è facile guadagnare e farlo anche illecitamente. Le azioni di repressione alle attività illegali, delle quali si accennava poco prima, sono state intraprese tanto dal governo locale con l’arresto di più di cento persone, quanto dall’Unione europea. Quest’ultima infatti, nell’aprile dello scorso anno, ha annunciato che avrebbe boicottato l’import di prodotti ittici nel caso in cui la Thailandia non avesse adottato le necessarie misure di contrasto agli illeciti in ambito pesca. Così le autorità competenti thailandesi hanno promosso una legge volta a mettere un freno al traffico e alla presca illegale. La norma ha anche stabilito che i minori di 18 anni non potessero più essere impiegati a bordo dei pescherecci e che le navi da pesca venissero monitorate tramite un apposito sistema. Sul fronte opposto gli attivisti sostengono che ancora troppo poco è cambiato nel settore, che si stima generi profitti per un valore di 7 miliardi di dollari l’anno, nonostante le autorità tailandesi e le imprese private sostengano di essere sulla strada giusta. A tal proposito, un’inchiesta dell’anglosassone The Guardian, ha trattato di gravi situazioni di schiavitù nella cattura di pesce poi destinato al mercato Europeo e Americano. Solo lo scorso mese di febbraio le aziende che Il mese scorso, le aziende che lavorano con frutti di mare hanno stipulato un intesa per eliminare dalle loro catene produttive le materie prime ottenute attraverso la pesca fuori legge.
Il cambiamento climatico in Alaska segnala una crisi globale
Il cambiamento climatico in Alaska segnala una crisi globale - L'Alaska, con il suo fragile equilibrio ambientale, è un laboratorio...