“Il tragico incidente accaduto a Chioggia che ha coinvolto il giovane Fabio Perini, il cui corpo è stato ritrovato in mare dai pescatori chioggioti a distanza di oltre 24 ore, rinnova una grande ferita per tutto il mondo della pesca ed una forte rabbia per la scarsa attenzione riservata al comparto in tema di tutela della salute e sicurezza. Ci stringiamo al dolore della famiglia ed esprimiamo rammarico per il fatto che in questo Paese l’attività dei pescatori non sia considerata tra i lavori usuranti”.
Così la segretaria generale Uila Pesca Enrica Mammucari e il responsabile Veneto Carlo Muccio commentano la notizia del giovane pescatore che, tra martedì e mercoledì notte, mentre era a bordo del peschereccio Laura Doria, a Chioggia, è caduto in mare senza riemergere.
“Da oltre 10 anni come sindacato unitariamente ci battiamo per accendere i riflettori sulla necessità di interventi urgenti per la tutela dei nostri lavoratori, con proposte mirate. Il decreto 81/2008, conosciuto come Testo unico sulla sicurezza” precisano Mammucari e Muccio “non si applica al settore ittico ed è purtroppo ancorato a norme datate che non rispondono alle esigenze di interventi a sostegno della prevenzione degli incidenti, a partire dai dispositivi di sicurezza obbligatoriamente previsti e in molti casi non adeguati alla specificità dei diversi sistemi di pesca”.
“La Uila Pesca, anche attraverso l’Osservatorio nazionale della Pesca, da anni promuove tra i pescatori la cultura della prevenzione in tema di sicurezza a bordo, mettendo in formazione migliaia di lavoratori a livello nazionale. Dal 2015, inoltre, insieme con il Dimeila (dipartimento di ricerca dell’Inail ed Ital Uil) portiamo avanti il progetto ‘La sicurezza nelle nostre reti’, volto non solo a diffondere le buone prassi a difesa della salute e sicurezza, ma anche a dimostrare scientificamente l’altissima esposizione al rischio di questo mestiere”.
“Negli ultimi anni, partendo proprio da Chioggia, dove oltre 140 pescatori entro la fine del mese concluderanno il percorso formativo sulla sicurezza, abbiamo iniziato a sensibilizzare tutti i lavoratori sull’utilizzo di giubbotti leggeri, autogonfiabili e autoreversibili” proseguono Mammucari e Muccio. “Questi giubbotti in Italia non sono considerati dispositivi obbligatori eppure sarebbero efficaci a salvare la vita a chi, come nel caso di Fabio, scivola disgraziatamente in mare mentre lavora. E’ infatti assurdo che un giovane pescatore, uno dei pochi che nonostante la pericolosità, la crisi, il maltempo scelgono ancora questo mestiere, perché ereditato o per amore, debba perdere la vita in questo modo quando, forse, con un giusto equipaggiamento avrebbe potuto salvarsi. Questa ennesima tragedia ci spinge ad agire con una maggiore determinazione e a fare di più per la nostra gente!”