“Miglioramento della salute dei pesci: il contributo della ricerca” è il nome dell’evento online che si è svolto la scorsa settimana e che ha contato la partecipazione di centinaia di addetti ai lavori da tutta Italia. L’evento organizzato dall’Associazione Piscicoltori Italiani (API) di Confagricoltura, in collaborazione con la Società Italiana di Patologia Ittica (SIPI) ha reso possibile il confronto di un’acquacoltura sostenibile con il mondo della ricerca allo scopo comune di migliorare salute e benessere dei pesci e garantire sicurezza alimentare.
“Il lungo periodo di emergenza sanitaria ha rimarcato l’importanza di un’alimentazione che, anche grazie al consumo dei prodotti ittici, rafforzi il sistema immunitario, ma molto si deve ancora fare per lo sviluppo dell’acquacoltura nazionale. Nonostante l’Italia sia tra i Paesi più ricchi al mondo per le risorse idriche, per il consumo del pesce dipendiamo ancora per il 70 % dall’estero”: lo ha sottolineato Pier Antonio Salvador, presidente dell’Associazione Piscicoltori Italiani.
“Il mondo della ricerca e del trasferimento tecnologico collegato al settore ittico – ha affermato Andrea Gustinelli, presidente SIPI – è all’avanguardia. Non è un caso che molte università e istituti di ricerca italiani siano impegnati come protagonisti in numerosi progetti europei. La collaborazione tra l’acquacoltura nazionale e i ricercatori si basa su un forte dialogo, permettendo così alla scienza e alla tecnologia di aiutare gli allevatori ad ottimizzare ancora di più la produttività, migliorando la salute e il benessere dei pesci e garantendo la sicurezza alimentare”.
In Italia, attualmente, operano oltre 750 impianti di allevamento ittico, che occupano 15.000 addetti. La maggior parte delle realtà del comparto sono piccole imprese a conduzione familiare. Quelle nazionali – ricorda l’API – sono un esempio globalmente riconosciuto di acquacoltura sostenibile e tecnologicamente avanzata, che offre prodotti di elevata qualità. Recentemente, spinta dai consumi, è aumentata la produzione di orate e spigole, anche se la trota resta il pesce più allevato.
L’acquacoltura italiana si attesta su una produzione di 60.000 tonnellate e 300 milioni di un valore all’origine annuo (esclusi gli avannotti di spigola e orata, il caviale e le uova embrionate).