Algocoltura in Africa come possibilità di sviluppo – Un nuovo documento dell’African Development Bank ha messo in evidenza il quanto l’allevamento di alghe sia un mezzo per aumentare lo sviluppo socioeconomico in vari paesi africani, nonostante gli attuali bassi livelli di produttività.
Secondo il documento infatti, i paesi africani dovrebbero investire di più per promuovere partenariati tra società private e comunità coinvolte nella produzione di alghe e lavorare anche per aumentare la ricerca e lo sviluppo nel settore.
I paesi africani attualmente coinvolti nella produzione di alghe sono Tanzania, Sud Africa, Marocco e Madagascar, dove i partenariati pubblico-privati che coinvolgono le comunità hanno consentito alle iniziative di coltivazione delle alghe di “passare rapidamente dalla sperimentazione alla produzione economicamente sostenibile”.
In totale, tutti i paesi insieme, producono poco più di 200.000 tonnellate di alghe, conferendo all’Africa una quota dello 0,5% della produzione globale.
Il documento è volto inoltre a esortare i paesi africani con un potenziale di produzione di alghe a sfruttare un fondo di 300 milioni di dollari (279 milioni di euro) per l’acquacoltura africana lanciato da Aqua-Spark lo scorso anno.
Secondo l’African Development Bank, gli investitori pubblici e privati dovrebbero trarre vantaggio dalle aperture del mercato dell’allevamento di alghe create dal fondo Aqua-Spark, in contrasto con l’attuale tendenza in cui la pipeline del fondo è dominata dalle opportunità di tilapia.
Sia la Tanzania che il Madagascar hanno attività che coltivano alghe rosse da ceppi importati dall’Indonesia e dalle Filippine, ma quegli allevamenti sono suscettibili alle infezioni batteriche durante i periodi di temperature più calde, esacerbate dal metodo di coltura in acque poco profonde utilizzato nella coltivazione.
Algocoltura in Africa come possibilità di sviluppo