AquaFarm a Pordenone Fiere il 26 e 27 gennaio accende un faro sul ruolo dell’allevamento ittico per contribuire in modo sostenibile alla crescita della popolazione a livello mondiale, alla qualità della vita anche in Italia, e alla riduzione del deficit di commercio estero sui prodotti ittici. Protagoniste le politiche di finanziamento e di sostegno, a livello nazionale e regionale, e l’impegno dei produttori.
Mangiare pesce fa bene. Lo dicono scienziati, medici, dietisti, chef, food blogger, e sembra che il messaggio abbia fatto breccia. Il consumo, che ha visto il picco più basso degli ultimi anni nel 2012 per via della crisi, è infatti in ripresa e in Italia siamo tornati ai livelli precedenti alla crisi stessa. Per avere un’idea delle quantità ecco un po’ di numeri: il consumo di pesce nell’UE28 è di 23 chilogrammi pro capite, ma ci sono incredibili oscillazioni tra l’Ungheria, che arriva appena sopra i 5 chilogrammi, e il Portogallo, che supera i 56 ponendosi così al primo posto. L’Italia è appena sopra la media con un consumo di pesce pari a 26 chilogrammi pro capite. Dovremmo però mangiarne di più: per quanto riguarda il consumo settimanale di proteine di origine ittica siamo infatti fermi a due terzi delle dosi raccomandate dalla FAO di 60 grammi.
Ma aumentare il consumo di pesce non è così semplice. Già ora i prodotti ittici che si mangiano in Italia sono in gran parte importati, appena sotto l’80% del totale, dato ormai stabile dal 2010. Rispetto all’Europa siamo messi peggio, ma anche l’Unione Europea deve ricorrere per più del 50% del consumo all’importazione. D’altro canto, a livello mondiale, la produzione della pesca è stagnante da 10 anni, poco sopra i 95 milioni di tonnellate/anno. Per diverse specie ittiche è già stato raggiunto o addirittura superato il limite biologico di catture che consente il rimpiazzo della capacità. Con questo andamento è probabile, quindi, che la produzione della pesca in futuro passerà dalla stagnazione alla contrazione.
La domanda invece continua a crescere. Soprattutto in Asia l’aumento del reddito pro capite sta già provocando un aumento della richiesta di prodotti ittici, che sono più costosi in quanto fonte di proteine pregiate. Oggi circa il 6,7% delle proteine consumate è di origine acquatica. A questi dati si aggiunge il fatto che la popolazione continua ad aumentare e raggiungerà i 9,7 miliardi nel 2050 (8,5 nel 2030). La FAO calcola che solo per stare dietro alla crescita della popolazione, la produzione complessiva di proteine dovrà crescere del 40%; è molto probabile, però, che il dato finale sarà del 100% per la crescita più alta della domanda di proteine animali, specie di quelle ittiche.
La risposta è allora l’acquacoltura, la cui produzione continua ad aumentare. Lo scorso anno, secondo la FAO, è cresciuta del 5% e ha ormai superato la pesca come fonte di prodotti ittici. Nel 2016 il consumo di prodotti ittici è stato di 10,9 chilogrammi a testa da allevamento e 9,7 da pesca. La tendenza continuerà per il futuro prevedibile: l’ultima proiezione OCSE/FAO ipotizza infatti una produzione ittica totale al 2025 a 195 milioni di tonnellate, di cui 103 milioni provenienti da acquacoltura.
Non possiamo però aspettarci che l’acquacoltura cresca da sola, specie in Europa ed in Italia. L’UE nel suo complesso (compreso il Regno Unito) è solo l’ottavo produttore mondiale di prodotti da acquacoltura, con l’1,3% di quota. L’allevamento procura il 24% dell’ittico consumato, ma oltre il 57% dell’allevato consumato è di importazione. Già nel 2012 la UE prevedeva che la produzione da allevamento dovesse crescere entro il 2030 del 40% per le specie d’acqua dolce e più che raddoppiare per quelle mediterranee. Il nostro Piano Nazionale dell’Acquacoltura si pone mete altrettanto ambiziose con obiettivo 2025: più 38,7% per cento complessivi, con un più 44,7% per l’acqua dolce (quindi oltre l’obiettivo europeo), più 58,1% per quella marina e più 31,2% per i molluschi.
Il raggiungimento di questi traguardi richiede un impegno da parte delle imprese di acquacoltura, dei loro fornitori, della ricerca, del settore pubblico, ma anche della domanda. Diverse sessioni di AquaFarm sono dedicate a questi temi, a partire da quella di apertura del giorno 26 gennaio, dove interverranno il sottosegretario del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, con delega specifica on. Giuseppe Castiglione e l’Assessore con delega alla Pesca e all’Acquacoltura della Regione Friuli Venezia Giulia, Paolo Panontin, che illustreranno le politiche nazionali e regionali a sostegno del settore. Di finanziamenti e azioni positive, oltre che del punto di vista delle associazioni dei produttori, si parlerà anche nella sessione conclusiva del 27 gennaio, con un ruolo fondamentale riservato alla ricerca e alla promozione della qualità della produzione. Anche perché aumentare la quantità è solo una parte dell’obiettivo. Per non vanificare il ruolo economico e sociale dell’acquacoltura la moltiplicazione dei pesci deve essere fatta in modo sostenibile, e non dimenticarsi dei pani.
Il programma delle conferenze di AquaFarm 2017 è disponibile in costante aggiornamento nella sezione Programma del sito web www.aquafarm.show, dove è anche possibile registrarsi per la partecipazione gratuita.