È cosa ormai nota che il Ministero dell’Ambiente persevera nel deciso proposito di procedere all’ istituzione di nuove aree “Sic” e “Zps” nell’ ambito di una vasta fascia marina dell’ Alto Adriatico. Tutto questo in osservanza di direttive europee in materia di tutela ambientale che non tengono in nessuna considerazione, almeno per quanto riguarda l’Italia, le contingenze delle specifiche realtà costiere nazionali. Più volte Unci Agroalimentare ha ribadito che risulta sicuramente opportuno mettere in atto misure tendenti alla salvaguardia di tartarughe e delfini (aree Sic) e particolari specie di uccelli migratori (aree Zps) ma, afferma il presidente Scognamiglio “Chi pensa a salvaguardare l’attività e quindi la sopravvivenza dei pescatori che operano in quelle zone? Nessuno pensa alle conseguenze, sicuramente negative, che simili iniziative produrranno per un comparto già così sofferente? Effettivamente l’allarme degli addetti ai lavori è concreto: l’area dell’Adriatico individuata per l’istituzione delle nuove aree protette non solo e’ molto vasta (si tratta di una fascia costiera compresa entro le 12 miglia dal nord di Ravenna fino alla laguna di Grado) ma e’ anche un’ area tradizionalmente deputata all’ attività di pesca. Dunque Unci non può restare indifferente alle perplessità e alle preoccupazioni dei propri associati che vedono concretamente minacciata la sopravvivenza del proprio lavoro e quindi delle proprie famiglie.”
“La pesca – afferma Scognamiglio – è attività economica primaria nell’ Alto Adriatico dove sono circa 4000 gli occupati nelle centinaia di imprese legate alla pesca e nei numerosissimi allevamenti di molluschi. Il tentativo, sicuramente nobile, di tutelare specie animali (che peraltro secondo alcuni esperti non sarebbero nemmeno a rischio estinzione) non può invece condannare a morte un’attività che rappresenta l’unica fonte di reddito per molte famiglie. Dunque anche la nostra Associazione chiede con forza un incontro con le istituzioni preposte per cercare di individuare delle soluzioni che da un lato assicurino la giusta tutela per specie animali potenzialmente a rischio e che dall’ altro non minaccino la sopravvivenza economica di migliaia di persone” .