Incontro programmatico venerdì scorso in Regione Campania per discutere del Piano di Gestione dei piccoli pelagici: programma innovativo concordato tra Regione e MIPAAF.
Si tratta di una iniziativa che testimonia la lungimiranza delle scelte operate dall’assessore all’Agricoltura e alla Pesca Nicola Caputo, insieme allo staff tecnico/scientifico coordinato da Maria Passari, Direttore Generale dell’Assessorato alle politiche Agricole, Alimentari e forestali della Regione, e all’Università Parthenope di Napoli rappresentata dal prof. Giovanni Russo e dai suoi assistenti.
Alla riunione erano anche presenti il Sindaco di Cetara Roberto Della Monica, i rappresentanti delle principali Associazioni Nazionali di Categoria, l’Assistenza Tecnica FEAMP della Campania.
Il Piano di Gestione per i piccoli pelagici in Campania vuole essere, all’interno della GSA 10, uno strumento innovativo completamente basato sulla ricerca scientifica, funzionale allo sviluppo di una solida Economia Ittica regionale, passando attraverso una sostanziale rivisitazione del concetto di Filiera e di Piccola Pesca.
La “Colatura di Alici” di Cetara, Prodotto Agroalimentare Tradizionale, ne è valido esempio e testimonia la diretta connessione tra attività di trasformazione e quella di prelievo dei piccoli pelagici. Quest’ultima, in Campania, viene effettuata da una flotta formata da una trentina di imbarcazioni a circuizione.
L’elaborazione di un valido strumento di gestione si pone come atto non più procrastinabile, a tutela della risorsa (acciughe e sardine rappresentano una risorsa dall’alto valore economico/commerciale) ma anche degli operatori.
Per il Mediterraneo in generale, e dunque anche per la Campania, vale il discorso che vuole la risorsa “piccoli pelagici” intensamente sfruttata e dunque meritevole di monitoraggio e salvaguardia.
Allo stato attuale, per la GSA 10, non si dispone di una serie storica di dati utili a una valutazione oggettiva dello stato di una risorsa estremamente variabile in termini di abbondanza (si parla di specie a vita breve che risentono fortemente dei fattori climatici e che risultano condizionati da comportamenti predatori); i quantitativi pescati annualmente possono variare in maniera importante e risultano scarsamente prevedibili; dato significativo inoltre è la difficile definizione, per i piccoli pelagici, della dinamica esistente tra risorsa, cattura e sforzo di pesca.
Come per altre zone del Mediterraneo, anche per la Campania, propedeutica alla definizione di un Piano di Gestione è lo svolgimento di una indagine volta a individuare la reale disponibilità della risorsa e la sua struttura demografica; una campagna non solo scientifica ma capace di fornire dati sugli impatti ambientali e socioeconomici di questo tipo di pesca.
“Sono necessarie evidenze scientifiche che aiutino gli operatori a praticare una pesca sostenibile da un punto di vista ambientale e fruttuosa da un punto di vista economico. Accogliamo come estremo favore gli intenti espressi dall’assessore Caputo circa la necessità di un programma volto a dare risposte multiple al comparto Pesca passando per l’intera Filiera con una gestione più razionale e sostenibile, una gestione sempre più volta alla Blue Economy e che esprime la necessità di salvaguardare e rilanciare una pesca tradizionale che in Campania non rappresenta solo reddito ma anche cultura. Come Associazione, dunque, abbiamo intenzione di compartecipare attivamente a tutte le attività preannunciate durante la riunione e che saranno svolte seguendo un criterio che abbraccerà la realizzazione di piu’misure contemporaneamente, privilegiando la ricerca per addivenire all’innovazione dell’intero settore. Collaborazione, coordinazione e scambio: grazie alla Regione Campania per questa opportunità!” . Così Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale UNCI Agroalimentare.