Gentilissima Ministra, la nostra Associazione ben conosce la dedizione assoluta con cui opera ponendosi sempre e comunque dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori del settore primario. Come sempre Lei ci ricorda, sono proprio gli agricoltori e i pescatori che ritroviamo in prima linea nel fare gli interessi economici del nostro paese.
L’annus horribilis che finalmente ci siamo lasciati alle spalle, ha profondamente segnato l’economia del nostro paese, con strascichi che purtroppo non mancheranno di caratterizzare anche i mesi che ci apprestiamo ad affrontare. La sofferenza economica che il sistema Italia ha conosciuto e ancora vive, ha permesso di dimostrare a tutti che la filiera agroalimentare italiana è solida, competitiva e determinante, non solo per il nostro tessuto economico, ma anche per quello sociale.
I lavoratori e le imprese del settore primario, in piena emergenza epidemiologica, non si sono mai fermati, assicurando giornalmente prodotti freschi , di qualità e rigorosamente Made in Italy alle tavole di tutti gli italiani. In questo complesso ma efficace sistema di filiera, un ruolo non secondario è stato quello della pesca e dell’acquacoltura. Le difficoltà lavorative più strettamente legate all’emergenza sanitaria, insieme a quelle derivanti dai problemi di distribuzione e di ricezione, non hanno impedito che pesce fresco di prima qualità andasse a soddisfare le esigenze alimentari degli italiani.
Certo la crisi economica derivante da quella sanitaria ha duramente colpito il settore che, già vittima di profonde problematiche strutturali, rischia la morte definitiva. Come o forse più di altri segmenti, il settore della pesca e dell’acquacoltura ha più che mai bisogno di supporti e di incentivi economici, con misure mirate e specifiche che possano permetterne la ripartenza.
Sono necessari lavoro e reddito e non aggravi di costi quali ad esempio gli aumenti dei canoni relativi alle concessioni demaniali marittime: problematica che si sta imponendo prepotente dopo l’approvazione della Legge di Bilancio 2021. Già il comma 4 dell’ Art. 100 del cosiddetto Decreto Agosto disponeva che, a decorrere dal 1 Gennaio 2021, l’ importo minimo annuo dovuto per i canoni di utilizzazione di aree e di pertinenze demaniali con qualunque finalità, non poteva essere inferiore ai 2500 euro annui. Tale provvedimento è entrato in vigore con la succitata Legge di Bilancio 2021 generando un aumento dei canoni in questione addirittura del 600%: si tratta di adempimenti e costi che la pesca e l’acquacoltura non possono in nessun modo sostenere. Un paradosso.
Il particolare momento storico, il prolungarsi della crisi economica e le insufficienti risorse finanziare a disposizione del settore, impongono la necessità di scongiurare l’imposizione di nuovi e troppi alti costi di gestione a carico degli operatori ittici che, stando così le cose, vanno incontro al tracollo definitivo.
Chiediamo dunque un urgente atto di responsabilità che, attraverso un immediato intervento normativo, agisca prontamente scongiurando l’applicazione delle nuove tariffe relative agli spazi demaniali concessi ai lavoratori del settore ittico.
Così UNCI Agroalimentare in una lettera aperta alla Ministra Teresa Bellanova.